blog di Il Folletto

Berti dal cavo delle mani

che hanno scavato nei solchi

di speziata terra carnale

o bere direttamente dalla

sorgente che irrompe

nel vuoto ventre in attesa

dell'affondo per farsi mare.

Persa la strada
per quella casa rivestita di luce
affievolita, oscurata da una nebbia
lentamente calata di
ovattato, sordo e cieco silenzio
Quel sorriso di candide perle
lo sguardo di terra bruciata
restavano ultimi fluttuanti bagliori

Sfacciate le labbra svelano

l'ospitale femminilità del ventre e

il bacio ne scopre la cortina

sorvolando gli schiusi poggi dove

l'immersa lingua, nella calda foce

del sorgivo affiorante piacere,

riconosce il sapido sapore, intonato

spirito di fragoroso orgasmo,

Mai più analfabeta

dopo aver spogliato,

foglio dopo foglio,

la sensuale audacia

che il tuo sguardo

sfrontato rivela.

Spogliata di te,

vestita di me,

scoprine l'essenza,

raccoglila fra le dita

guidata fin sulle labbra.

Assaporala sulla pigra

punta della lingua,

falla scivolare

goccia stillante

dal corpo-mare.

Consumale le mani

sulla geografia

dei baci speziati,

Pazzia, follia

morderti così

persi nel piacere.

Divorarti a colazione,

frutto carnale.

Il pane, monarca di ogni cibo,

sconvolge il mio naso affamato,

i tuoi seni, di ogni forma sinuose regine,

modellano di te le mie mani voraci.

Vagando sopra questo corpo

viandanti sono possenza e passione,

sorbirlo, ascoltarlo nel mutato gorgoglio

del respiro, nell'affanno del petto sguarnito