blog di Giovanni Perri

Conosco questi segni, li conosco:
portano lo spavento dei bambini nel sonno
oppure sono vecchi che ritornano
a vedere i muri della scuola elementare

cercatori ovunque, di segni disegnati in serie, seriamente,
nel serafico niente di maggio, che è primo e ci lavoro.

ho visto città cresciute sotto i piedi e dopo tanto mare, cuori crollati e sospensioni
di cieli e parole su una lingua e ho visto terre nascoste in una mano:

anch'io salivo sull'ultimo pianeta
toccavo gli attriti della polvere,
cercavo lo scaffale sudato.

Un bambino che legge

tu dici luna
io guardo come bacia l'aria la parola
come rientra l'azzurro nella bocca
aperta del cielo, il sospeso
che resta

ti confermo l'orario di partenza e il luogo, l'hotel dove pernotteremo e il sogno che faremo il giorno prima agitando le bandierine del cocktails di benvenuto, io e te smarriti nella hall

aspettare così che tutto si rinnovi, da una piccola ferita escano in fila tutti i segni ch'io teneva

sfuma l'inverno: la luce si ravviva, nomina le cose.
Non ci spostiamo eppure
tutto intorno fluisce
di nuove trasparenze il tempo
e siamo altro,

In questo mi somigli, mi sommergi. Quando hai voce d'acqua e dall'acqua escono figure:
allora io ti vedo vetro e voliera e pianto nel seme della luce un gioco