blog di Giovanni Perri

guardavo la notte del fiume
la discendenza delle tue emozioni
di tutti gli alberi uno
piantato nella corsa.
Guardavo il tuo neo 

ma lo sparo veniva da destra
ed io giravo ancora ignaro
non vedendo nessuna ferita
sanguinare nel vano scoperto
del tempo che portava oltre il buio

tornare fa dolore
anche sentirsi soli la notte
quando spiccano foglie 
e il cielo le succhia.
Amore che t'ho amato altrimenti

riattacco la parola al cane
la sento che tira, spinge
nel vento, dopo il vento, mi asseconda, 
ora che piove, che é come se piovesse

c'erano queste porte un tempo
di legno massiccio e queste mani di fine meccanica
a indovinare passaggi d'allegria
che bastava un racconto nascosto

Gli occhi non cadono mai
-neanche la testa cade che pure pesa e queste mani che infilano tutto e sono corpi senza misura

La radio ha i rumori del legno,
la sera smuove tessuti 
imbarca sogni, 
mi parla ed io
accendo un fuoco appena dietro gli occhi.

Vorrei il tuo ultimo seno
la forma imprendibile della tua voce quando 
si sposta un nuvolone e la tua bocca oscilla
Vorrei la lontananza 

Non portano rancore i treni
indifferenti stanno se ne vanno arrivano
incollano regioni.

E' come avere un treno addosso la sera

Martha dai libri harmony
in bilico un nome di pianeta: 
quella forza che viene dai piedi
quando non toccano terra 
quando un padre gli cade e