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blog di Franca Figliolini

Rifugium Peccatorum

quanta notte c'è in questa notte
quanto di silenzio
quanto di abbandono
 
scivola la mente nelle pieghe del buio
pesante cappa di raso
che fascia il corpo
lo inchioda all'essenza
 
lo confonde di parole
 
-oh, stralunate amate
parole-
 
che risuonano ovvero cantano
baluardi
contro il battere del nulla
 
rifugium peccatorum
il cui peccato è vivere
  

Della Geometria

 io
affilo i denti nel grigio
cercando
               irreprensibili geodetiche
metriche
              cartesiane, riemanniane
       sia quel che sia
purché
orientate verso un qualche infinito
 
le divinazioni
non mi piacciono
le spiegazioni
non mi convincono
 
                               preferisco
                               le divagazioni
 
perdersi
perdersi
in sensi e significati
 
cifre
segni
tratti
 
[allitterazione e passione]
 
luce, luce!
 
 

Marrone

 ah ineffabile silenzioso risuonare del nulla
che scuote il mio corpo immobile
arrotolarsi arrotolarsi come un gomitolo
non sentire più questo richiamo
mai più questa inebetita dolorosa paura
 
non un precipizio una vertigine
ma una desolata piana marrone di fango
col cielo basso - ovvio - e bruma
in cui si perde il senso dell'orizzonte
se pure mai ce ne sia stato uno
 
non c'è nessuno nessuna eco di voci o di passi
tutto assorbito dallo spaventoso pantano
in cui mi aggiro priva di ogni meta
persino la morte appare un miraggio
un obiettivo troppo ambizioso
 
vorrei sole o vento o pioggia
vorrei un grido un urlo un lamento
un uccello che plani giù dalle nuvole cupe
o un animale che percorra la piana trottando
ma non c'e' nulla mai nulla mai nulla
 
(silenzio)
 
-----------------------
 
 
Adesso aspetto che sorga il sole
che mi accarezzi
                           mi dilavi di luce
 
 
 

I colori di Roma

 grida quel gabbiano
tra i tanti gabbiani
: volteggia ad ali spiegate sul biancore del marmo
nei pressi del fiume
-là dove si piega e si stonda
ad abbracciare i vicoli e le piazze
brulicanti macchine e persone-
oltre le cime dei platani che inverdiscono
in questa primavera esitante
che si confonde nel grigio
 
ah, sì! questo grigio di Roma
queste tinte sfumate dei palazzi
che sottendono l'azzurro e l'esplosione dei colori
e che disegnano lo sguardo
inchinandolo alla bellezza
costringendolo a non vedere altro
a non amare altro
 
è qui
è qui il motore immobile la causa apparente
qui
la radice profonda dell'appartenenza
il grido al cielo
l'illusione di eternità
 
 
 

Azzurro

 Profonda eco inatteso richiamo
come un chiarore si diffonde
nel corpo - le mani si aprono
gli occhi si spalancano
colmi di liquido stupore
Guarda come tutto si protende
si inarca fibra dopo fibra si apre
allo sconfinato azzurro
 
Eccomi sono qui toccami
 
 
Frantizek Kupka - Primavera cosmica I
 

Giallo

 guarda quel giallo
             che s'intravede pallido
nello scuro degli occhi
 
             come se ombre di sole
stessero precipitando
profondamente - dentro.
 
 
(scritta per Fausto)
 

Rosso

Ecco adesso il quieto lavacro di sole
la calda carezza insistita
che trascolora di rosso lo sguardo
 
Indifferenziato gesto d'amore
 
 
 

Talvolta

Talvolta
arriva il silenzio
 
mi cade dentro
e m'acceca ai colori
 
calcarea concrescenza

La dimensione del sogno

la dimensione del sogno è la quinta
:
né spazio né tempo
 
perché là dove si sale
e si è
là è dovunque e in nessun luogo
è sempre e mai
 
non c'è nessun quando
e nessun dove
 
noi siamo ovunque ci sia gioia
e amore
siamo dove si ride
e gli occhi s'intorbidano di passione
siamo dove c'e' corpo e cuore
 
e non siamo altrove

Il principe Valiant

Ti ricordi il principe Valiant?
Aveva occhi come perle nere
i capelli come ali di corvo
e lunghe mani eburnee e gentili,
il vichingo, figlio del re di Thule,
insuperato sogno di principe
in strisce technicolor
che ci contendevamo a spinte
 
E siamo ancora lì
alle nostre principesche illusioni
con l'emozione che stringe la gola
- forte -
e trasforma il respiro in ansito
 
 

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