Zeus e il pianto di Europa
Come posso non pensare a te
quando la tempesta sferza l'isola
e la tua voce di tuono irrompe e spaura?
Sotto la luce dei fulmini
corro
da Elafonissi a Fragokastelo
invocando il tuo nome
col peplo che mi frusta la pelle
e i piedi scalzi
io, Europa, la regina di Creta
col volto rigato di lacrime
Oh, Zeus dove sei?
Dov'è il tuo amore indecente e candido
dov'è la sfrenata passione dei sensi
dove sono le risate di gola
lo sguardo serio della libidine
i nostri giochi infiniti?
T'invoco Zeus, ma non come dio padre
t'invoco come amante, amore, amato
il toro bianco che m'ha rapita
l'aquila che m'ha posseduta
il padre dei miei figli
Oh tu, splendente, potentissimo tra gli dei
figlio di Crono e di Rea
tu che sconfiggesti i Titani
e salvasti i tuoi fratelli squarciando
il ventre di tuo padre
tu, che regni sugli Olimpi e sugli umani
tu che punisci e grazi
tu che mi volesti
dove sei?
Batto i pugni sulla sabbia
mentre la tempesta s'allontana
e piango ancora
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Mare aperto
così come i tuoi occhi vedo
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E poi c'è sempre il mare
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D come Diga
che scorra ampio e forte e potente.
Inutile la diga già piena di crepe.
Esploderà in mille frammenti
e tutto sarà travolto, sommerso
fino alle cime più alte degli alberi
creando un paesaggio di fango e acqua
cosicché la luce, quando torni,
si rifletta ovunque.
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Guscio
non mi è concesso di pensare
altro che questo
inseguire con la mente
improbabili assonanze
o forse reali
ma, ahime, quanto lontane
gli anni passano e voi continuate
ad aver paura di amare
ed io ad aver paura dei vostri silenzi
dove siete - occhi che brillano
mani che accarezzano
bocche che baciano
vorrei arrotolarmi come una lumaca
dentro al suo guscio
ma non c'è guscio
abbastanza grande
da potermi contenere
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C come Circumnavigazione
la circum -
- navigazione del cuore
è un'impresa pericolosa.
- correnti, mulinelli e mostri marini,
paralizzanti bonacce nei sargassi,
balene bianche, sirene e pirati
e tutto il resto che è stato raccontato -
e però
- oh, capitano! tu me lo insegnasti -
non c'è altro modo
per giungere in un qualche porto
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B come Briciola
accosti la sedia
piano
senza far rumore
con delicatezza
sul tavolo è rimasta
solo qualche briciola
che spazzi via
con gesto misurato
tutte - tranne la più grande
che fai rotolare
tra il pollice e l'indice
con attenzione
fuori,
stride un incongruo gabbiano
che s'accontenta di un fiume
e non cerca il mare
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Sei qui allora
sei qui allora
dietro al mio sguardo
alla chiostra dei denti dischiusa
nel gesto della mano
nel sogno che mi inarca il bacino
sei qui
fragrante delle essenze del tuo giardino
magico labirinto in cui mi perdo
[e mi ritrovo
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A come Arco
L'arco sta.
Imperturbabile, indefettibile,
continua a ritagliare il cielo azzurro
-oh, così azzurro-
Raggrumato intorno alla chiave di volta,
al cuore del suo segreto,
là dove si scaricano le spinte di contrasto,
sta.
E la figura che si staglia tra i piedritti
diventa idea platonica dell'essere,
materia di luce ed ombra,
proiettata all'infinito.
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Efesto o la solitudine dell'artigiano
Scintille lampi faville
la mazza sull'incudine forgia
la forza del braccio che spinge
un colpo poi un altro poi un altro
si sbalzano l'oro ed il ferro
pronti ad epiche gesta.
Ed ecco le armi di Achille
l'elmo di Hermes, l'Egida di Zeus
: tutte opere del dio deforme
il dio artigiano, Efesto lo zoppo
deriso e tradito.
Cadde per nove giorni e nove notti
dopo che il padre Zeus
lo scagliò giù dall'Olimpo,
cadde qui a Lemno il dio.
Noi gl'insegnammo l'arte della forgia
e lui divenne il più grande.
Efesto è la perfezione del gesto,
l'orgoglio dell'opera fatta.
Ma è solo, il dio, e negletto.
Sfoga nella fucina le sue lacrime,
le gocce sfrigolano sull'incudine
e scivolano, si perdono
negli sbalzi dell'oro e del ferro.
Gli automi che lo circondano,
loro, tacciono
:
nessuno lo vede, il suo dolore.
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