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blog di ferdigiordano

assillo

 
 
potrei voltare la pagina
eseguire il sotterfugio
di leggere il non scritto
in cui si esprime il vero sconosciuto
con largo anticipo
diminuire l’assillo di memorie
se non che il muscolo depone un grido

memento cupido

ecco è l’ora in cui sapere cosa fare
è uscire di seno e meravigliare i presenti
urlare nudi e accostarci spalla a spalla
poi nei fiati riconoscere
quanta parte di verità ci sia nella follia
improvvisa nella inattesa qualità di questo gesto
di piacere solido
che altrove è un bacio

Non aspettavo il tremore

 

La vera novità è che le ferite

non emettono rumori superflui

 

Tra tutte le emozioni

sono quelle che cigolano meno

Estratto

ho sete. tu sai di che bevo
intrufolata l’ala sulla riva
il braccio o il fianco allo stremo
tu sai dove affondo
quando seria e piegata
porti tutte le spose
nel seno paziente
e accogli la lingua viola e di neve
 

Scritture adiacenti (corale con spinta)

moleskine [coacta]
 
ho due palle
due palle io ho
io ne ho due di palle
due palle ho io
di palle ne ho due
ne ho due di palle io
 
io ho due palle io di palle ne ho due io palle ne ho due MINIMALISTE
come i pezzi di piano di Arvo
 
questo passaggio non si capisce

Discussione secca

 
il torrente viene
da un riassunto di pioggia e di neve
che riemergono fuse
in questo frammento
nuota l’occhio ripido
per l’occasione
 
due di noi sono chiasso da un lato
del luogo di seta

Ritratto di donna - 12

            Aveva due occhi che andavano al centro delle cose. Si dice “strabismo di Venere”, pur non essendo lei la dea. Guardava sempre nel mezzo come un occhio solo. In più, divinava il futuro senza alcuna preoccupazione del passato. Io ero il presente: non mi toccava.

Sono così distanti i sonni (*)

Ho saputo che la vita prescinde
dal buio che annuda la pelle
così che la notte è ancora più sveglia
se piagata di occhi che insidiano
le distanze a gomitoli
di quegli aghi che hanno crune per luci.
 

27- Il raspo

come uscito dalle tempie della vite
sono il raspo una chioma
di acini in fermento ferisce il tino.
 
sono il raspo un fendente della vigna
la mano che regge il succo alla vita.
ho fiuto nel mosto che rifilo
sono l’aspro che ti tocca,

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