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blog di Carlo Gabbi

Buona Pasqua

Sono circa due mesi da quando ho incominciato a pubblicare su questo sito.
Con infinito piacere ho trovato un grande numero di amici e simpatizzanti ai miei scritti che mi hanno riscaldato il cuore.
Siamo alle Feste Pasquali.
Vi ricordo tutti e vi invio il mio sincero augurio di felicita` nel seno delle vostre famiglie.

Alcuni pensieri

CHIEDENDO SCUSA
Mi scuso con i lettori. Quello che doveva essere il testo e` finito nei commenti.
Spero ad ogni modo lo leggerete ugualmente e che lo commentate.
Di quanto ho scritto e` sucesso su un'altro sito. Trovo che Rosso Venexiano e quello dove scrittori e lettori si comprendono meglio e si commentono in un modo elegante.

Give me / Regalami

Give me 
 
Give me a smile
With a special look
Mute a whisper on your lips
So that I’ll fall in love with you.
 
Give me a day
To share together
In which I’ll tell you my desire
To cheer up your entire life.

You/Tu

Feeling

 FEELING
 
Feeling your hand caressing me
Feeling the sound of you is my desire
Feeling the look of you is my comfort
Feeling the call of your name is my song
Feeling that your lips is my haven
Feeling that your soul is a precious gift
Felling that you exist…

By Deception

PER UNA CARA AMICA : SILVIA DE ANGELIS
 

By Deception

 
Impetuos and  unexpected
nearly braking the bones
over the latutude of an unbeleivable beating
it subdue the ruvid reality
waiting for the never to be azardous beat.

Love Isn't Enough

Dedicata a Sandra in segno di amicizia
 
Questa è la mia versione della poesia di Sandra Just love isn't enough, che ha recentemente pubblicato
 
LOVE ISN'T ENOUGH
Just now love isn't enough,
I desire to hold you.
Are you feeling me touching you?
Because of my love

Love's Beggar

From Australia with Love for a wonderful lady, Cinzia Nuziato, o meglio conosciuta come, "Queen of hearts"
 
Come ho interpretato il tuo " MENDICANTE D'AMORE "

 

Desiring... di Gio

Dedicata a Gio, poiche` ti ritorno la poesia che ti ho rubato in Italiano ma che prontamento ti restituisco in Inglese.

 

With love

 

 

DESIRING…
Violins strings
Deflecting my senses
At the touch of your thoughts
In infinitesimal moments of desires
Between the gorges of my feelings.
 
Springing in red passions
My existence, as persuasive river
Silently whispering
And touching the heart
Burning in me
Your desire… 
 

Desiderio...

Corde di violino
i miei sensi si flettono
al tocco dei tuoi pensieri
attimi in cui il desiderio cola
fra gli anfratti del mio sentire
irrigando di rossa passione
la mia essenza, rivolo suadente
di un sussurro silente
che arriva al cuore
accendendo dentro me
la voglia di Te...

Una Fiaba del Passato Capito 1 Parte 1

Capitolo 1

I Primi Ricordi

 

“Mama , mi avevi promesso di raccontarmi la vita della Nonna Luigia quando ancora era giovane. Te ne sei dimenticata? Sergio mi ha telefonato nuovamente. E` alquanto ansioso di incominciare a scrivere le prime bozze sulla sua vita. Non ti ricordi quale amore morboso Sergio aveva per la nonna?”

“Si, ricordo quanto ti avevo promesso, Carlo. Ma sono vecchia e nella vecchiaia sono divenuta un po smemorata. Oggi purtroppo solo alcune parti del passato rimangono vivide in me. La maggior parte dei ricordi sono nebulosi. Se cerco di ricordare, la confusione e` immensa ed i ricordi stentano di spuntar fuori da visioni evanescenti e mi sento confusa. Purtroppo sono troppi ricordi, troppe cose avvenero allora, puoi capirmi?”

“Si Mama, ti capisco. Forse quanto io e Sergio cerchiamo di venir a conoscenza e` troppo per te. Ci devi scusare per la nostra insistenza, ma ti devi render conto quanto e` importante conoscere quei fatti che tu solo ricordi, cosicche` li possiamo tramandare ad altri. Solamente quando queste memorie saranno scritte rimarranno indelebili per le generazioni future e cosi potranno avere un ritratto da dove provengo le loro origini e come la famiglia visse nel passato.”

“Ma ti rendi conto Carlo che son bene piu’ di ottantacinque anni sulle mie spalle? Lo sai quanto pesano e ancor piu` come la mia memoria si e` indebolita nel tempo?
Poi ancora voglio ricordarti che non sono sicura se ho il diritto di disturbare la pace di coloro che vissero nel passato prima di me. A volte i morti si possono risentire di essere riportati in vita. Tu non sai quanto superstiziosa sono sempre stata e particolarmrnte ora, nei miei ultimi anni. Voglio sentirmi in pace e tranquilla, e lasciare gli spiriti dei morti dormire in pace per l’eternita`.”

“Ok Mama. Ti comprendo. Non ti spingero` oltre il necessario. Ma  ti chiedo solo di riconsiderare la nostra richiesta.”

“Vedi, solo per cosi poco, sono affaticata. Puoi per favore chiedere a Julia di prepararmi una buona tazza di the al limone?”

Non era il punto di insistere oltre. Pensavo che con un po di fortuna presto, mi avrebbe aperto il suo cuore, e troverebbe quelle parole a noi necessarie per rievocare quei tempi lontani e forse nebulosi. Capivo i timori di mia madre, sentivo il suo desiderio di finalmente essere lasciata in quella pace acquisita dopo una lunga vita di lotte, cosi` la lasciai sola.

Le diedi un bacio, mentre era seduta la`, nella bella verandah sollegiata che fronteggia il suo giardino di rose di cui era orgogliosa, ed ombreggiato da un magnifico albero di Jakaranda, splendente nel blu della sua  fioritura primaverile.

Mama viveva in una localita` assai calma con aspetto pastorale, e lontano dal rumore del traffico urbano, anche se relativamente vicino alla citta`.

Alcuni anni orsono aveva deciso, assieme con Angelo, il suo secondo marito, di venir a vivere in Queensland , vicino a dove io vivevo, un luogo che offre, durante il periodo invernale, un clima abbastanza dolce per le loro vecchie ossa. Angelo e` deceduto due anni orsono, ma mia madre non volle accettare di vivere altrove, insistendo che dopo tutto poteva ancora aver cura di se stessa. Cosi` viveva sola in quella grande casa, aiutata da una giovane ragazza Sud Americana, figlia di un suo vicino di casa, la quale accudiva ai lavori domestici e cucinava per mia madre.

Alle mie insistenze di venir a vivere con me, si rifiuto` sempre ed in modo sdegnoso mi assali`, “Non aspettarti che io accetti. Rifiuto poiche` non voglio perdere la mia indipendenza.”

 E questo modo di pensare era la cosa piu` logica e tipica per lei. La sua indipendenza aveva precedenza su qualsiasi altra cosa importante della sua vita, incluso me. Quanto testarda e` sempre stata mia madre! La rivedo, con quel suo sardonico sorisetto sulle labbra ripetermi, “Cosa  credi che io sia troppo vecchia? Dopo tutto questa e` la mia casa, Non fare il furbo e cosi` cercare di farmi muovere da qui.”

Quando ritornai sulla verandah, Mama si era addormrntata. Non la volli disturbare, e le diedi un bacio leggero sulla fronte. La udii rimurginare con un fil di voce parole senza un vero significato, forse stava rivivendo nuevamente nel suo passato.

Nelle prossime settimane, alle mie usuali visite domenicali, la trovai spesso in questo suo torpore senile. A volte la udivo che parlottava con gente inesistente e non li` presente con lei. Forse erano ombre che appartenevano al passato. Altre volte la vidi con un magnifico sorriso sulle sue labbra, ed altre invece la udii che emetteva un mormorio lugubre ripetendo tra se parole intellegibili o chiamando per nome persone di cui io non ero a conoscenza.

Ricordo quel giorno che ripetutamente chiamava con gran tenerezza il nome di qualcuno, probabilmente molto caro a lei e sentivo nel timbro della sua voce quell’intenso desiderio di averlo vicino. Chiesi a me stesso se mai un giorno potessi svelare tutti i segreti nascosti nel passato di mia madre, o se, nella sua testardaggine, avrebbe portato quei enigma con se?

Mi sedetti vicino a lei, ad approffitando sel suo torpore, incomincia a studiarla piu` profondamente. Trovai quanto il tempo l’avesse invecchiata. Negli ultimi due anni si era emancipata ed appariva ora una donna minuscola, una parvenza da quell’aspetto ancor giovanile in lei di alcuni anni fa. Era persa la visione di quella donna robusta che ben la distínguela nel passato, ed ora era smarrito quel suo dolce sorriso che perennemente era in lei. La sua carnagione si era sbianchita transformandosi in quel dubbio color avorio mentre la sua faccia era ora solcata da rughe profonde. Anche i suoi bei folti capelli castani avevano perso lo splendore passato. Erano ora sfoltiti e bianchi dal tempo inclemente.  Come era posible che mia  madre cosí` bella nel passato fosse talmente mutata da colei che ricordavo cosi bene? Nonostante tutto, da lei emanava pur sempre  la signorilita` di quella donna dei miei ricordi e che ora la vedevo ancor piu` addolcita dalla senilita`. Erano ancora evidenti in lei quei tratti di una donna di gran carattere con un ben distinto ferreo volere che ben ricordavo sin dai suoi anni migliori.

Sin dalla mia gioventu` abbiamo vissuto separati in una vita alquanto indipendente, ma ugualmente rimase tra noi quel nodo affettivo che sempre ci ha uniti ed impossibile rispecchiare con parole. Penso che questa e` un po` un’eredita` tramandata da tempi remoti per coloro che nel passato vissero in quei villaggi Alpini, da dove la famiglia di mia madre ebbe origine.

Raramente ci scambiavamo effusioni affettive, anche se facevano parte della nostra vita privata e gelesomente preservate in noi. Inoltre credo che nel creare quel carattere duro e poco espansivo fui influenzato da quei critici momenti dettati dagli eventi bellici in cui vivemmo e formarono prematuramente un giovane uomo in me. In quei giorni esisteveno problemi ben piu` grandi del nostro piccolo mondo infantile. Il sopravivere era la necessita` dettata da tempi di lotte e di lutti. Il domani era un continuo enigma, non sapendo cosa ci riservava. La miseria ci circondava, e la maggioranza dei civili soffriva di malnutrimento, dal freddo, e da nemici sconosciuti che ci circondavano e ci impaurivano, poiche` erano la` e vivevano fianco a fianco con noi. Erano i giorni in cui fratelli uccididevano i propi fratelli poiche` politicamente divisi. Erano i tempi in cui motivi politici erano piu` forti dei vincoli di sangue ed al disopra dell’amore famigliare. Motivi personali erano scuse abbastanti per accusare l’amico, il fratello ed anche il propio padre innocente di malfatta. Sicche` crescendo in momento cosí` gravi, muto` radicalmente il mio modo di agire, rinnegando molte volte un colloquio affettivo con la mia stessa madre e  apertamente dirle quanto amore avevo per lei.

Potessi tornare indietro nel tempo, quanto mai le direi quanto grato fui sempre verso tutto quello che mi donova con i suoi sacrifici ed amore materno, particolarmente in quei giorni in cui la mia giovinezza si stava formando. Ero un ragazzo che divenne uomo  prematuramente e pensavo allora che fosse un atto di debolezza rivelare a mia madre il mio vero  sentimento affettivo. Inoltre crescendo in quei paesi remoti, chiusi in alte valli, avevo appreso la necessita’ secolare di essere schivo nell’usare parole che apertamente avrebbero rivelato pensieri troppo intimi. Quelli erano considérati atti di debolezza e che un uomo doveva essere riservato nei propi pensieri anche se per natura erano generosi e nei loro cuori l’amore famigliare era il punto frontale delle loro vite.  

                                                         *   *   *


       Alla prossima settimana, durante la mia visita usuale a mia madre, la trovai di buon umore e le sue guance avevano ripreso il color rosato, anche se erano ancora velate di avorio.

La trovai pure piu’ loquace e meno, riservata e nel rivedermi, il suo dolce sorriso, che ben ricordavo, appariva sulle sue labbra.

“Oggi mi sento meglio  e sono pure felice. Lo sai cosa? Oggi e’ tempo di celebrare. Vai nello scantinato e troverai alcune bottiglie di vecchio Ramandul. Quel vino proviene da Nimis da una vigneria che io ben ricordo da quando ero ragazza. Quella vigna nel passato confinava con la vigna di mia nonna Maria.  Ben lo sai che Nimis e` il luogo da dove viene la mia famiglia, ma dimmi quanto sai delle loro vite?”

“Non molto veramente. Avete sempre mantenuto gelosamente quel segreto. Nessuno di voi si e` mai sbottonato in merito.”

“Bene, con quel Ramandul, brinderemo alla famiglia. Bevendo quel vino saro` piu` vicina al passato e potro` raccontarti della famiglia patriarcale dei Tullio.”

Mama, lo sai che ti trovo veramente bella oggi. Poi vedendoti col desiderio di parlare mi piacci ancor piu`.”

“Vedo quanto sorpreso sei, Carlo. Lo so` siamo sempre stati schivi nel rivangare il passato. La verita` e` che molte volte e` troppo doloroso farlo. Quindi cosí ora sai da dove i Tullio provengono. A quei tempi, al principio del novecento, era una delle famiglie piu` agiate del luogo, e questo e` il tempo in cui la storia di cui vuoi conoscere ebbe origine.”

“Si, ricordo quei luoghi. Passammo di li con la nonna Gigia quando la guerra fini`. Ci condusse tutti in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Castelmonte, per tener fede al voto fatto da lei ed in ringraziamento alla Madonna che tutti noi si era salvi alla fine delle ostilita’ belliche.”

“Come ti stavo dicendo i Tullio vivevano a Nimis, ma credo originalmente vennero dall’Ungheria. Nel passato Nimis faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico. Be non sono propio sicura chi veramente nella famiglia venne dall’Ungheria. Ma di una cosa sono ben certa che per decenni i Tullio usavano avere lavori di costruzione in quel territorio. Mia madre me ne parlava spesso. Lei pure visse per alcuni anni a Budapest ed in Transylsvania. Nonno Francesco era la` per la maggior parte dell’anno. Nonna Gigia disse che il padre prendeva lavori in appalto in entrambe le localita`, o forse i lavori erano solamente in Transylvania? Come al solito sono un po’ confusa...  Be, lo sai che la mia memoria mi sta` lasciando, abbi pazienza, Carlo. Problemi di vecchiaia... Purtroppo mi sto` dimenticando troppe cose.”

“Si, lo so che fai del tuo meglio. Purtroppo tu sei l’unica che e` a conoscenza della vita dei nonni di Nimis. Gli altri figli della nonna Gigia ricordano ben poco di quanto hanno sentito raccontare del passato.  Questo e` quanto Sergio mi disse al telefono quando parlammo l‘ultima volta.”

“Si, io sono l’unica figlia a cui mia madre piaceva narrare della sua vita giovanile, durante le lunghe notti invernali. Nel passato, quello era il modo migliore di tramandare le leggende famigliari. Forse le avrei dovute scrivere allora, ma sai a quei tempi ben poco veniva scritto. Tutto era ritenuto a memoria dai figli che poi raccontantavano ai propi figli, come sto facendo ora con te. Ricordati che son passati cento anni da allora. Lo sai che a quel tempo molti degli affari anche i piu' importanti tra uomini erano solamente suggellati con una stretta di mano senza alcun altro documento firmato? Un tempo conoscevo molte cose dei Tullio e di tanti altri di cui ero conessa per affetti... ma purtroppo quante cose sono svanite dalla mia memoria! Si, devo ammeterlo sono troppo vecchia, cosi....”

“Senti Mama, tu mi racconti quelle cose come ti ritornano in mente, non importa che tu segua un filone cronologico, poi io col tempo posso riordinare tutto per te, va bene? Che ne pensi?”

“Certo, e’ molto meglio per me in quel modo. Scusami per le mie confusioni odiene, ma di una cosa sono certa riguardo quella zia Ungherese. Era nata nobile e Nonna Gigia mi disse che avevano la loro residenza lungo la valle creata dal Danubio. Nonna Gigia ha pure vissuto con quella zia a Budapest per diverso tempo. Allora era ancora molto giovane e della stessa eta` delle sue cugine Ungheresi. Nonna Gigia mi parlava spesso di quei tempi spensierati della sua gioventu`. Ti prometto che un giorno ti parlero` lungamente di quei giorni giovanili  di lei.”

“Grazie Mama. Ma non mi avevi chiesto di andare a stanare una di quelle bottiglie di Ramandul? O te ne sei scordata? Voglio propio assaggiare tale rarita` poiche` e` un vino cosi vecchio e pregiato.”

 “Si ma fai presto. Non voglio perdere il filo del discorso.”

Riempii due calici di quel vino dorato e poi mia madre mentre sorseggiava quel vino come per incanto ritorno` alla narrazione, “Ti stavo parlando dei miei nonni. Il nonno si chiamava Francesco, era il secondo nato, ma fu lui che eredito` l’impresa paterna  e continuo` i lavori dei Tullio che da decenni avevano in Ungheria. Mi ricordo che era un uomo arcigno, tipico di quei tempi passati. Era di corporatura massiccia, grande come un ciclope, e incuteva rispetto a chi gli stava di fronte. Tua Nonna Gigia parlava di lui come fosse un dio onnipotente a cui tutto era dovuto. Mi disse che vide suo padre solamente un paio di volte con un lieve sorriso sulle labbra, ma daltronde non aveva molte opportunita` di essere col padre poiche` lui era in Ungheria, nella stagione buona, per i suoi affari  mentre la famiglia viveva nella grande casa patriarcale in Nimis. Un’altra cosa che lo rendeva imponente era il fatto che sfoggiava quegli enormi baffoni, che allora erano tanto in voga e che chiamavano alla Francesco Giuseppe, l’esistente Imperatore Austro-Ungarico. Nonno Francesco ne era superbo, ed usava, come per la moda del tempo, avere quei baffoni ben parafinati per la dovuta consistenza ed ancor piu` ben arrotolati ed appuntiti alle cime che gli giungevano alle orecchie.

Vuoi che ti racconti un fatto buffo riguardo a quei baffi? Il Nonno usava ritornare a Nimis solamente nel periodo invernale, periodo in cui I lavori all’aperto erano impossibili.  Nonna Maria, la quale era molto piu giovane di lui, e apparentemente stanca delle sue apparenze troppo vecchiotte e per la moda dei tempi che vedeva la nuova generazione sfoggiare baffetti leggeri ed appena pronunciati, prese il coraggio di chiedere al bel Francesco di modernizzarsi un po, e di sacrificare quei baffoni per qualcosa di piu` alla moda sopra il suo labbro. Ma lui no. Imperterrito disse a Maria. “Questi baffi stanno bene cosi` come sono. Non chiedermi cose pazzesche.”

Cosi’, nonna Maria volle fare la furba. Aspetto` che il bel Francesco si fosse ben bene addormentato. Prese dal suo cestino di lavoro il suo paio di forbici, ed un colpo qui ed uno la, diede un bel taglio a qui baffoni. “Te lo fatta,” penso`.  

Si ma quello fu il punto. Francesco svegliandosi al mattino, e rimirandosi nello specchio, e si trovo` cosi, con i suoi baffoni mal sforbiciati.  Non fece un gesto o disse una parola alla sua bella Maria. Infilo` le sue cose nelle sacche di viaggio, prese il puledro dalle stalle, lo attacco` al suo calesse e senza un saluto a Maria or alcun altro famigliare, se ne torno` a svernare in Ungheria. Gia` sembra pure che non ne soffri` molto, sia  perche` I baffoni ricrebbero presto e di piu` non soffri` neppure molto per la mancanza di Maria dal suo letto coniugale. Era risaputo che Francesco fosse un po` un Don Giovanni, e cosi` addolci` le sue notti tra le braccia di una sua amante. Quella era la ben intenzionata punizione che aveva escorgitato per la moglie Maria e farle cosi` sapere chi era in comando nella famiglia.”

“Be’ veramente un uomo di carattere quel tuo nonno. Perbacco mi piacerebbe averlo conosciuto.”

“Si, entrambi erano persone unusuali per il giorno d’oggi.

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