blog di amara

 

 

Ti guardo sollevare ancora il mento
ora che hai mani piccole sulle guance
e cicatrici corrono a saldare i tagli
 

 

 

Rispondi quadro al cerchio
e sempre aguzzi punte
nel cotone
 
ma sull’apice nero del cremisi

 

Non so di nessun fortunale
che abbia bussato convinto
da almeno trent’anni
 
forse una porta  ben chiusa

 

Doveva nevicare
invece no
Soltanto pioggia e freddo
 
Nulla di irrimediabile neppure per un giorno
 

 

 

Di certi respiri  non ho ancora
l’origine in pugno
né il perché
della direzione

 

 

Il contrappasso del bosco
dietro gli occhi sempre posati sul mare
Muschi e alti castagni che filtrano

 

 

All’ultima sigaretta in terrazza
si era levata questa scia stretta di nebbia
che ti teneva in mezzo

Svegliarsi un pomeriggio gatto di casa
stirando zampe e mascelle
nella bolla del divano
dare un’occhiata languida e velata

 

È un discorso rappreso nella tazza
come la panna del latte
quello che rimescola in cerchio
ammalando un bordo

Il manometro pretende il braccio fermo
per dire quanto il sangue
scorra ancora
 
e così ti ingabbia un gesto
abortito al bip