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Nonsense

Odio il tempo passato, cristallizzato appena sopra la mia schiena,  nonostante me ieri. L'oscurità di un nero sciolto, privo di senso, poggia sui gomiti i pastelli di cera del melograno, i germogli accesi, l'ulivo contratto che s'attorciglia a niente.
Annuso l’asfalto, l’odore dei gigli, in questi vicoli a bocca calda, i ritmi assurdi delle vertigini. Metto un bel vestito, impazzito in un bombardamento, prima d'intrecciare le gambe del tutto. L'anima stretta ai denti, assetata di sangue, di tè.

Manuela

Il Fierino

 

Il Fierino
 
Là sotto la supervisione di D'Antonio
Il lunedì si chiude la manifestazione
Di Pugliano
Dove lo S.R.VV.FF. chiederà alle autorità
Che ripristinino il servizio
"Riportino l'autobotte a Novalaltra!"
Sostituironla con la obsoletaiinadatta
Invece del sale e dei badili portino via i cartelli
Provincia si provincia no
E chi comanda?
Soldi per le medie no centro sociale si
Zuppa Bartolomei vince alla Festa del Fungo
Grande successo per la Sagra
Importante sinergia di viabilità
La Dolce Pappa
Malviventi messi in fuga dalle scarabattole
Ma tu, di che segno sei
Cuori, Quadri, Fiori o Picche?
Boah! Non credo, a fondo pagina
Fammi guardare

Primavera autunno

 

Fra l'infante e il sogno
primavera autunno
ci sarà?
 
Ci sarà quel movimento
che da senso
a due segmenti?
 
Quando si dice la parola
 
 

Ogni notte

non potresti esser più mia
di quanto io ti faccio
ogni notte
non potresti esser più felice
di quanto io non ti renda
ogni notte
non godrò di te più di quanto possa
solitariamente
ogni notte
allora (*)
*entra fra queste braccia
se ti pare meglio per me
sognare tutto il sogno".
 
* parodiando J.Donne

Insonnia

voglio sognare che ti sveglio
col mio pensiero struggente
e nell'insonnia che t'impongo
chiedendoti perché non dormi
un sorriso dolce ti porti a me
involontariamente e subito tranquilla
perché un cielo di stelle ammanta
recondito il senso che ci lega
tornerai a giacere a lui accanto.

 

Magia di un suono

un alito più che un suono
la sua voce
e calda scende giù nelle pieghe
di quest'anima che sola aspetta
una carezza ancora
Se le parole hanno un senso
e corroborano quanto il sentimento
l'ansimar del respiro sommesso
ha del sensuale inebriante
quasi un sfiorar di pelle
un contatto ammiccante
allora quasi l'avessi al viso
la sua bocca assapori
di paradiso.

Aspettando il destino

cento angoli di strada

conoscono il mio viso
ho atteso tanto lì, il mio destino
quello che m'ero promesso
d'incontrare
forse è passato lesto
quando ero distratto
forse non ancora, deve passare
oppure non passerà più
non sono state buone
le mie referenze.

 

MAQUEDA

A bordo delle mie scarpe
battendo la notte
e quel buio scuoiato
da fin troppe stelle.

Venditori di seta inquinata
da moderne veneri da marciapiede
mescolati ai miei passi
da mendicante di quiete.

Maqueda vecchia, troppo vecchia
per ingoiarmi nel suo asfalto
e procurarmi la mescalina
mentre gorgogliano le ultime piogge

E poi c'è l'altra
con quei suoi occhi di chetamina
e una gonna viola di velluto e troppe spille
mentre mi bacia, mi fredda e mi masturba
e non conosco ancora la sua voce.

Lei ha un boccale, io no
Lei ha un sorriso, io no
Lei ha un coltello, io no
Lei ha un motivo, io no

Laboratorio di scrittura narrativa

Il migliore espediente che un aspirante novellatore possa utilizzare per affinare il proprio modo di scrivere pensiamo sia quello di poter analizzare passi narrativi di autori noti. Di poter avere uno spazio entro il quale potersi confrontare ed esporre pareri, dubbi ed ipotesi… Rosso Venexiano ha deciso di creare un luogo dove questo possa succedere…

 In tale prospettiva, si è deciso di partire con un passo del Piccolo Principe.

Francesco Anelli [blinkeye62]

♦Leggete con attenzione. E prendendo spunto dal passo, create una breve situazione….♦

clicca qui

per partecipare, pubblicate il vs esercizio/brano su Rosso Venexiano con tag: scrittura lab

Il telefonino e la siringa

Siamo alla stazione, io e Rizlo. Siamo arrivati a Palermo con la solita mezzora di ritardo, mi chiedo che differenza ci sia tra Trenitalia e la merda dei cani che schiviamo coi nostri trolley. Passiamo in mezzo alla gente in coda per i biglietti. Rizlo rolla una sigaretta mentre cammina ciondolando in prossimità della biglietteria. Giochicchia con l’accendino, quando gli si avvicina un uomo di età imprecisata: dai 30 ai 55. Gli chiede qualche soldo perché deve partire. Destinazione: Milano. Rizlo caccia la mano nella tasca destra ed estrae una moneta da 2 euro. Gliela porge e ha gli occhi di chi ha fatto l’azione migliore del mondo. Si vede che si sente buono. Rizlo è un buono. Fissiamo il collo avvizzito e bitorzoluto dell’accattone. Lo liquidiamo alla svelta e procediamo a gran passi per andare a bere qualcosa. Un bell’aperitivo è quello che ti fa scrollare via di dosso la frustrazione di dover viaggiare in treno in Sicilia. Mi parlano del ponte sullo stretto e delle centrali nucleari, quei balordi. Quei venditori di sogni, quei funamboli feticisti della poltrona.
Passiamo dalla taverna e subito mi si fa incontro un volto semiconosciuto. Capelli lisci castano chiari, occhi celesti. Ci dà due cassette-sedie. Ci fa segno di accomodarci. Poi mi fissa con uno strano sorriso a metà tra l’ebete e lo sballato. Rompo il ghiaccio:
“Studi?”
“Io studio me stesso. Egologia.”
“Bene”
“Beh, sai, la burocrazia universitaria non mi piace. Finora ho dato una materia in ogni facoltà in cui mi sono iscritto. Ne ho cambiate cinque. Alla fine mi sono detto: mi iscriverò alla mia facoltà. Nella mia testa”
“E ora cosa studi?”
“No, poi ho lasciato stare l’università e mi sono messo a lavorare”
“Ah, capisco. E che lavoro fai?” Leggi tutto »

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