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Macula ...

 

solo un pensiero
che s'infrange lento
sulle tue parole non dette.

rimbalza,
tra i rossi delle tue ciglia di fuoco.

Mi riaccende il battito, sonante.

Il tuo piglio, distante.
La tua voce, soffice...
liscia il pelo, al mio spirito randagio.

Caldo d'ottobre il tuo spirito
che per me, fu di luglio.

Macula, ora riflette luna calante.

 

 

Ad un poeta

Come è mia consuetitudine vi presento Danila e una sua poesia 

 

Poeta, uomo di pace,
fanciullo occhi- ridenti.
 
Ti regalo la mia piccola voce,
gorgogliante d’erba,
tremante di paura, azzurra di pensieri
chè te ne cinga il capo,
bianco e solenne,
come di un gelsomino
              
                     Danila Corlando

Questa estate

Lasciar che sia la vita a portarla via?
si strappa, si lacera e vuole andare
questa parte di me che germogliava
s'insanguava e cresceva potente.
A stille a gocce ora si prosciuga
l'anima mia la mia passione
da quando l'occhio di lei più non la nutre.
Andrà dietro quel sogno che la vita acceca
come rivolo che dall'alveo primario
si diparte per qualche debolezza d'argine
e si perde tra sassi e aride sabbie assetate
e nulla resterà se non l'estate.

Gli oggetti e i ricordi

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(sulle note di “Beyond the invisible” Enigma)
.
Solo quando il presente
soffia i veli all’apparenza
ti ritrovi a fronteggiare
l’autentico rintocco del tuo cuore.

Levita lì, nel centro esatto il tuo tormento
dove il grigio e il rosa si condensano
come fa l’adesso con l’allora
anche quando senza volere paragona.

Ma ogni volta che il dolce lembo dell’andato afferri
e con rabbia lo scaraventi giù per terra
una parte di te si spezza ancora
muore alla voglia che ti consuma.

E a nulla serve dalla tua vista allontanare
ciò che ti reca altro male ancora
- quando sai bene -
che ogni vissuto pieno
prezioso giace
nel cantuccio più segreto del tuo cuore.

tiziana mignosa
03 2009
 


Beyond The Invisible - Enigma

la terza dimensione

Ditemi
esiste una terza dimensione
che non sia la morte
che troppo coraggio richiede
per aprirle le porte

un luogo dove fuggire
dalla realtà che spinosa
ci punge i piedi
impedendoci il cammino

un angolo remoto
dove nascondersi  dal  sogno
con le ali spiumate
che ci precipita giù nell'abisso?

Ditemi
Vi prego
prima che io ceda
alle lusinghe della disperazione
che spegne la mente
e la dà in pasto
alla pazzia
la quarta dimensione
peggiore della morte

Strada

La religione è una droga
l'integralismo un'overdose.
La libertà è un peyote:
tre piogge per marcire
Senilità non è curare gli affanni
ma abituarsi alle vecchie manette.
Disinnescati i cucchiai e le stelle
come bulimici vomiteremo
l'ansia e la noia davanti allo specchio.
Riprendiamoci le nostre scelte
disarmiamo i fucili dei capi
diluiamo il dolore in boccali
che carichiamo di troppa importanza
Spaventiamoci di un nuovo sorriso
produzione seriale di inganni.
Vedrai un esercito disobbediente
e non avrà un capo e nessun subalterno.

Sono solo anche quando mi parli
e ho i vestiti zuppi di pioggia
e se stanotte mi offri rifugio
sotto il tuo tetto o tra le tue cosce
domani sarò nuovamente
un Gesù di plastica nel cassonetto.
Nei miei passi la sola salvezza
non conta dove, ma importa farlo:
dal mio balcone
l'alba
è sempre uguale.

L'orsetto

 
Fuori posto abbandonato un orsetto di peluche
sta sul parapetto muto della fontana
mentre intorno è il solito passeggio.
 
Ha occhi liquidi che guardano stupiti
la bocca disegnata di nero
con l'aria sperduta di chi ha perso un amico:
il bimbo strattonato a nolo
che lo piange più in là
per un po' d'attenzione
e qualche moneta dai passanti.
Alla fontana del corso cittadino

Le fiabe

 

Sono freddi i giorni delle fiabe
perchè scaldi il cuore grigio
il lume di speranza nella notte.
 
 Stavano i bimbi accanto al focolare
tremando nel sentire che vien l'orco
contenti quando se lo gioca il gatto
e gridano "Attenta Biancaneve
la mela avvelenata non si morde!"
in ansia finchè non la salva il bacio.
 
Sono le storie che ci fanno crescere
ci insegnano che il bello vince il brutto
come le tenebre s'arrendono alla luce.
Gioco di sguardi

Perchè

Perchè?

Interrogativi che segnano la fase aurorale dell'uomo
che mettono in difficoltà i savi del pieno giorno
che non sapendo rispondere talora sgridano il bimbo
e mi vien da pensare che piccoli nel cosmo infinito
schifati dal vivere incerto e dal male del mondo
invano risposte chiediamo per l'essere nostro
sul senso di premio e castigo al morire
perchè ci tocca un dio muto al soffrire.
Perchè?
Apparenze

languidi sms scambiati in una domenica pomeriggio

 

"Lory..."
"dimmi...."
"nulla"
"OK"
 
dopo circa un quarto d'ora...
 
"Giu'..."
"dimmi"
"nulla"
"OK"
 
(a 4 mani MaLaLingua & dolceamarena)

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