Cara Alda ... dillo ancora ...
- Blog di alleluja
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In poco tempo
In poco tempo
t'ho preso la mano
per portarti con me
in un mondo lontano...
le nostre diverse realtà
si sono incontrate
tra scelta e casualità...
il fuoco dei sensi
si acceso lambendo
sguardi e gesti intensi.
In poco tempo
ho ripreso a volare piano piano
e chissà se un giorno
ci urleremo un dolce TI AMO.
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Resti di un cuore negro
Resti di un cuore negro
in un piatto di plastica
aggrovigliato ad una azalea
sporcato con il mio animo maledetto.
Resti di un cuore negro
si negro
per non cancellare i giorni dell'amore
per non ricordare quelli del pianto.
Resti, rimasugli
lasciati a seccare
sotto un sole malato
in un giorno lontano dal mondo.
- Blog di giuseppe diodati
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Oppure datemi dei pesi
- Blog di taglioavvenuto
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Nel giorno della commemorazione dei defunti - Io le foto non le guardo
- Blog di Francesco Paolo
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Quando passeggio nei tuoi silenzi.
- Blog di ferdigiordano
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andante con colla vinilica, cinema d’annata ed alcune prospettive d’altro leso futuro
pornokrates, 1878 - félicien rops
vado
via col vento
cercando di centrare
il centro esatto del tempo che rimane
che ha forma di destino a mix di temporali
nel sogno di un letto sfatto e della tua buona pelle
che odora della stravaganza dei petali del tuo miglior mistero
nel sangue della follia di questi giorni destinati alla ricchezza del killer
giù verso i baratri della totale subdola distanza del sole
dove conto i minuti che rimangono nella tenerezza
vado
solo nel fuoco
nelle vesti del soldato
precipitando nel solito vortice
dei tuoi seni dai grandi capezzoli scuri
duri pugnali per le mille ferite disseminate nel mio mondo
che è mondo complesso di labirinti e mostri e disastri di soluzioni
ma che sa donare tutti gli istanti del tuo movimento di attrazione e ferocia
nei denti che scintillano e colpiscono così bene nell’affondo
nella distesa della mia feconda e suprema ultima resa
vado
nei tuoi abbracci
elencandoti tutti i desideri
uno ad uno mostrando la validità del perdersi
mentre cerco l’anima nel triangolo infernale del tuo inguine
salvandomi soltanto per queste labbra indemoniate che si nutrono di te
nelle gocce di questo tuo miele che distilli di brace come liquore per gli dei
della lingua che scava nelle pieghe della più regale delle mie voglie
provando di sacralità ogni volta questa specialità di morte
nello stupore mai confuso del più morbido risorgere
- Blog di giuseppe pittà
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Lieve di canto
Frale di vano amore
vive nel colmo di due ali al cielo
il verso e il canto
Ultima nota che vibra
quel tuo silenzio spento
tra le rime dell'anima.
A.M. 2 Novembre 2009
- Blog di DivinaFollia
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Non è l’ora buona questa per vivere un nuovo giorno.
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L’Uomo in blu / 2
- Ecco l’isola della Sardegna! ...ecco il Tirreno! ...la costa italiana! ...Napoli non si vede laggiù a destra! ...ed ecco, questa quì sotto è proprio Roma!
L’aereo argentino scese sulla pista come un grosso uccellaccio, ad ali aperte e il becco a scavare il solco dell’estrema rotta. Riportava in Patria un espatriato partito anni fa in disperata ricerca di fortuna nell’eldorado d’America. Riportava un uomo con dentro un’ansia rinnovata di superazione e di gloria, un uomo ricco di tante amare sconfitte subite a denti stretti, ma mai battuto. Era andato via con un povero bagaglio a mano, tornava con qualcosa di molto prezioso: un figlio. Un pezzo di cuore ardente. Un "crack", uno che sapeva portare palla, dribblare, calciare di destro e di sinistro e fare gooool! Tanti gol, decine e decine di gol! Un Maradona II, ecco!..
Misero piede a terra, e l’uomo in blu volle prostrarsi a baciare quel suolo per lui sacro. Il figlio gli rimase in piedi, imbarazzato tra le occhiate, con le due borse sulla spalla. Attraversarono la dogana come stranieri, come extracomunitari, così come alcuni africani, una mezza dozzina di arabi, tre o quattro cinesi, due indios ed un apolide. Il cognome italianissimo dell’uomo in blu per l’agente di guardia al casello non contava un centesimo d’euro. Inutile il battibecco patriotardo, una perdita di tempo e basta. Così dovettero correre con le valigie in mano per cercare di prendere il treno locale che li avrebbe portati alla stazione Termini.
Correre con quel peso non era un compito facile. L’uomo in blu cominciò a sudare e poi ad ansare, sbuffando e schizzando saliva.
- Blog di Vittorio Fioravanti
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