Scritto da © Pietro Roversi - Gio, 25/02/2010 - 23:04
La crisi di mezz'età
Sull'onda del deliquio
arrivo al bagnasciuga.
Sin qui, tutta la vita
come una tartaruga
ad arrancare in salita
e ora finalmente i due deliri esilaranti
della cima e della china che l'ha seguita.
Ma io me ne vado in dirigibile come niente!
La zavorra gliela mollo in testa agli astanti!
Mi faccio una dozzina di amanti!
Me ne frego di dire grazie scusi prego,
e niente salvagente:
tanto lo so che non annego.
La boa del ritorno la punzecchio e la colo a picco.
Vi dico "piatto ricco mi ci ficco''.
Io tra la libertà e la licenza
oggi, a differenza di prima
scelgo entrambe di conseguenza.
E mi sbarazzo
dell'imbarazzo.
arrivo al bagnasciuga.
Sin qui, tutta la vita
come una tartaruga
ad arrancare in salita
e ora finalmente i due deliri esilaranti
della cima e della china che l'ha seguita.
Ma io me ne vado in dirigibile come niente!
La zavorra gliela mollo in testa agli astanti!
Mi faccio una dozzina di amanti!
Me ne frego di dire grazie scusi prego,
e niente salvagente:
tanto lo so che non annego.
La boa del ritorno la punzecchio e la colo a picco.
Vi dico "piatto ricco mi ci ficco''.
Io tra la libertà e la licenza
oggi, a differenza di prima
scelgo entrambe di conseguenza.
E mi sbarazzo
dell'imbarazzo.
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Scritto da © ariele57 - Gio, 25/02/2010 - 21:18
oh mio pin
diventiamo microscopici ,nei ,
catturati da un battito di ciglia,
al di qua di quelle palpebre
nel niente di fatto ,nel nulla.
nel complesso specchio usurato
ma di miracolo fornito.
Qua irideo filma e trattiene in sé
ogni dettaglio.adesso so
perché ogni qualvolta poso
lumi,ogni posto é casa.
sta dentro la stanza
dei libri illustrati,
in ogni nostra pagina
la risposta,la vista.
attento, sei dietro una lacrima
spostati,
lei ha urgenza
di raggiungere la vita.
pensa mio caro che dolore
e gran disgrazia sarebbe
se non potessimo sfogare
questo interno mare, in gocce
catturati da un battito di ciglia,
al di qua di quelle palpebre
nel niente di fatto ,nel nulla.
nel complesso specchio usurato
ma di miracolo fornito.
Qua irideo filma e trattiene in sé
ogni dettaglio.adesso so
perché ogni qualvolta poso
lumi,ogni posto é casa.
sta dentro la stanza
dei libri illustrati,
in ogni nostra pagina
la risposta,la vista.
attento, sei dietro una lacrima
spostati,
lei ha urgenza
di raggiungere la vita.
pensa mio caro che dolore
e gran disgrazia sarebbe
se non potessimo sfogare
questo interno mare, in gocce
sull'esterno prato ,su di una viola mammola.
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Scritto da © Franco Pucci - Gio, 25/02/2010 - 21:05
Briciole d'amore.
no, aspetta
non buttare quelle briciole
abbiamo pasteggiato
del nostro amore
bevendo calici di fiele
mangiando orride parole
distruggendo ogni sapore
non buttare quelle briciole
abbiamo pasteggiato
del nostro amore
bevendo calici di fiele
mangiando orride parole
distruggendo ogni sapore
no, aspetta
non buttare quelle briciole
metà mi appartengono
me ne ciberò allora
quando la tramontana
porterà l’inverno
nel mio cuore
non buttare quelle briciole
metà mi appartengono
me ne ciberò allora
quando la tramontana
porterà l’inverno
nel mio cuore
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Scritto da © Alexis - Gio, 25/02/2010 - 20:57
Ma la Notte è un'altra cosa
E la notte... ma la notte è un'altra cosa.
Ma la notte, per l'artista, è un'altra cosa. È coltre materna che si spiega, come ala, per cullare l'anima del suo figlio prediletto, che con la placida ed intensa luce delle stelle, asciuga le lacrime degli amanti e di coloro che attendono una risposta dal domani che verrà.
È la notte che dona sogni a cuori spenti e che infonde vita, la rigenera, nelle mani di chi il giorno si consuma e si strugge per una routine troppo stretta, troppo arida, troppo vile.
È la notte che bacia il capo e placa il tormento di corpi dissanguati da desideri inespressi, speranze tradite.
È la notte che mette fine ad ogni cosa nell'eterno istante del sonno.
Ma la notte, per l'artista, è un'altra cosa. È coltre materna che si spiega, come ala, per cullare l'anima del suo figlio prediletto, che con la placida ed intensa luce delle stelle, asciuga le lacrime degli amanti e di coloro che attendono una risposta dal domani che verrà.
È la notte che dona sogni a cuori spenti e che infonde vita, la rigenera, nelle mani di chi il giorno si consuma e si strugge per una routine troppo stretta, troppo arida, troppo vile.
È la notte che bacia il capo e placa il tormento di corpi dissanguati da desideri inespressi, speranze tradite.
È la notte che mette fine ad ogni cosa nell'eterno istante del sonno.
Alexis
25.02.2010
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Scritto da © MaLaLingua - Gio, 25/02/2010 - 20:09
il pagliaccio
Gli occhi acquistano lucidità
E non sono lacrime
Lei finalmente vede
Il trucco disfatto
Il rimmel sbrodato
I lustrini opachi
Lui ora le sembra
E non sono lacrime
Lei finalmente vede
Il trucco disfatto
Il rimmel sbrodato
I lustrini opachi
Lui ora le sembra
una vecchia puttana in disuso
Un pagliaccio solo
che piange sotto il tendone
che piange sotto il tendone
Quella spettatrice non c'è più
l'ha vista andar via
Sbadigliava
Lui piangerà tanto
Avrebbe dovuto cambiare copione
Riuscire a strapparle ancora un sorriso
Gli applausi non si pretendono
Si meritano
l'ha vista andar via
Sbadigliava
Lui piangerà tanto
Avrebbe dovuto cambiare copione
Riuscire a strapparle ancora un sorriso
Gli applausi non si pretendono
Si meritano
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Scritto da © giuseppe diodati - Gio, 25/02/2010 - 19:56
Se la follia è un getto di melma della laguna
Se la follia
ci sporca gli occhi
se lo fa Ezra
io non so a chi credere
io non lo so.
ci sporca gli occhi
se lo fa Ezra
io non so a chi credere
io non lo so.
Hai un straccio nero
sugli occhi
ed Eliot ha paura
delle tue livide
occluse meditazioni
e poi Confucio
non vale quanto una donna
la notte in laguna.
sugli occhi
ed Eliot ha paura
delle tue livide
occluse meditazioni
e poi Confucio
non vale quanto una donna
la notte in laguna.
Ma Eliot dice che sei un poeta
un grande poeta Ezra
non io
io che bevo birra irlandese
io che non ho demoni
dentro il cuscino Ezra
io
non ho capito il senso
di questo novecento
che ci hanno cucito addosso.
un grande poeta Ezra
non io
io che bevo birra irlandese
io che non ho demoni
dentro il cuscino Ezra
io
non ho capito il senso
di questo novecento
che ci hanno cucito addosso.
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Scritto da © stellasenzacielo - Gio, 25/02/2010 - 18:10
Diamante pazzo
Brilla insicuro
diamante
nella nebbia,
illumina
l'assorta radura
incurante
di averti accanto
.
Brilla eccentrico
diamante
splendi
nel baratro dell'incoscienza
anche se nessuno si accorgerà
di te
.
Brilla giovane
diamante
sul mare di vite,
anche se non sai nuotare
non annegherai
.
Brilla onirico
diamante
regna incontrastato
su questo campo
di girasoli morti,
dona loro
un cuore
.
Brilla minuscolo
diamante
Splendi su di me,
diamante pazzo
Caterina Manfrini
*Sulle note di Shine on you crazy diamond, Pink Floyd
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Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 25/02/2010 - 16:12
Riguardati
A Marina M.
Riguardati - dico io
perché solo quella parola era rimasta
tra i milioni di parole scambiate
E contemplando la piega normanna del tuo collo
mi chiedo
dove si inabissi quella ruga
e quando mai sia comparsa
e se anche io ne abbia una così
Perché siamo cresciute insieme
e ne abbiamo viste tante - come si dice
così tante che adesso
abbiamo gli occhi consumati dalla notte fonda
E come sempre ad ogni incontro
mentre tu parli ed io ti ascolto
mi ricordo l'odore dolce della salsa
nella tua casa bambina
che balzava prepotente alle narici
e il guizzo nero dei tuoi occhi e le risate
quando scappavamo insieme a giocare in strada
E il dolore forte del distacco
quando partisti senza dire niente
per un dove lontano e sconosciuto
E il ritrovarsi poi
divise dagli anni ma unite da un'eco profonda
Come un rifugio
-quasi una certezza.
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Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 25/02/2010 - 16:09
Starry Starry Night
Ho stagionato a fetenti folate
di lotte di classe
sul cinquino e sul calesse
modernizzazioni
dive pornografiche
morti di utopia
stili corinzi
estenuazioni da tardo impero
depressioni maggiori
ed estati alla van gogh
di lotte di classe
sul cinquino e sul calesse
modernizzazioni
dive pornografiche
morti di utopia
stili corinzi
estenuazioni da tardo impero
depressioni maggiori
ed estati alla van gogh
ci ho provato più volte
come marilyn e sylvia plath
come marilyn e sylvia plath
ho sputato su ogni piatto
spezzando carotidi
a madri ossessive
che ti uccidono di fuoco amico
spezzando carotidi
a madri ossessive
che ti uccidono di fuoco amico
ho resistito a stalingrado
ho attaccato a danang
sono affogato in un letamaio
nei pressi di sarajevo
mi godo il bagaglino
di un'equivoca apocalisse maya
sborona kitsch e sanremese
sorseggiando all'harry's bar
con rottami d'oro
e le carcasse degli dei di jung
ho attaccato a danang
sono affogato in un letamaio
nei pressi di sarajevo
mi godo il bagaglino
di un'equivoca apocalisse maya
sborona kitsch e sanremese
sorseggiando all'harry's bar
con rottami d'oro
e le carcasse degli dei di jung
e me ripijo a' bbrocca
con occhi che conoscono
the darkness in my soul.
con occhi che conoscono
the darkness in my soul.
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Scritto da © Maria34 - Gio, 25/02/2010 - 15:57
I temporali
Da qualche tempo ho smesso di immettermi con il raccontare i miei ricordi e di parlare del mio (fantastico) corso all'unitre. Ci riprovo
I temporali.
I temporali erano avvenimenti che portavano scompiglio particolare in paese. Il suo arrivo faceva correre Eugenio (il sacrestano) a suonare le campane per allontanare questa iattura capace di distruggere un raccolto frutto del lavoro di un anno intero. A me piace ricordare che al primo accenno di tuono, ero sicura che Donna Elvira sarebbe arrivata a casa nostra per superare la paura. Io attendevo quei momenti perchè la signora, per distrarsi cominciava a raccontare storie delle antiche famiglie del paese delle quali conosceva ogni storia. Misteri che lei raccontava e che io letteralmente bevevo.
In queste incursioni, a volte, mi insegnava filastrocche da lei apprese nella sua fanciulleza, Tra queste:
La pigrizia andò al mercato
ed un cavolo comprò.
Mezzigiorno era suonato
quando a casa ella tornò.
Cercò l'acqua, accese il fuoco
si sedette e riposò.
Ed intanto poco a poco
anche il sole tramontò.
Così persa ormai la lena
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
la meschina se ne andò.
ed un cavolo comprò.
Mezzigiorno era suonato
quando a casa ella tornò.
Cercò l'acqua, accese il fuoco
si sedette e riposò.
Ed intanto poco a poco
anche il sole tramontò.
Così persa ormai la lena
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
la meschina se ne andò.
Credo di averla ricordata bene ma se qualcuno la conosce e ho saltato qualcosa, mi fa piacere saperlo.
Altra, credo più conosciuta:
Cera una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva cominciò:
C'era una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva.....
seduto su un canapè
e disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva cominciò:
C'era una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva.....
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