Vorrei incontrarti fra cent'anni | Prosa e racconti | Maria34 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Vorrei incontrarti fra cent'anni

Ed ora mi permetto di presentarvi un brano un pò forte ma che nasconde un grande dolore. Sempre del mio laboratorio. Sono stata pregata di firmarlo con uno pseudonimo.
 
Nevica.
Rincaso dopo una lunga e bella passeggiata, svogliatamente accendo la tv.
Stanno intervistando Ron che poi canta una canzone: “vorrei incontrarti fra cent'anni”.
Mi ritrovo sommerso da una valanga di pensieri.
Quale e quanto Amore in questa frase.
 
Mi vien voglia di scoprire la sequenza di sentimenti che ha generato un tal pensiero. 
Non riesco, non trovo il bandolo della matassa. Sono convinto che non si tratti di un'espressione buttata lì, con la complicità della fantasia. Non è una frase da “effetti speciali” per films.
C'è della sostanza, c'è un sentimento spesso. C'è vita.
 
Inevitabilmente la mente va nel suo passato.
Un deserto piatto. Qualche cespuglietto qua e là, il vento che fa rotolare grossi batufoli di sterpaglie e sbatacchia le superstiti persiane di casupole abbandonate, in un paesino fantasma, ormai abitato solo da scorpioni e serpentelli. 
Ossa di qualche animale morto chissà da quanto tempo, si consumano a sole.
 
Il confronto scatta inevitabile. I riflettori puntano contro me.
Sono nudo, al centro della scena, mentre velocissimamente rivedo tutta la mia vita.
Comincio a capire, perchè non capisco.
 
Ho iniziato la mia vita svogliatamente. Negli studi ero una frana, poi ho continuato ancora così.
Me ne sono andato solo per il mondo poco più che ventenne, ho vissuto superficialmente.
Amici, veri, pochi.
 
Poi è arrivata mia moglie. Il mio più grande errore.
Intendo la persona, non il concetto.
Poi un figlio.
Ma non voglio ricordare.
E poi, altri anni vissuti ancora vacuamente.
Ancora amici, di quelli veri forse qualcuno in più.
 
Oggi, quei pochi degni di questo nome se ne sono andati, uno alla volta scivolando piano piano senza fare rumore, portandosi via una grande parte di me; quelli rimasti riescono a darmi solo grandi quantità di nulla.
Parenti, pochi e distanti.
Quando cominciò la desertificazione non ricordo, forse non me ne sono neanche accorto.
 
Come mi sento adesso? Solo!
 
Nemmeno la consolazione di poter sognare, di incontrarti fra cent'anni, perché non sò chi sei,
dove sei, se ci sei.
 
Lucio Dalla canta: “Quale allegria, se ti ho cercato per una vita senza trovarti, senza nemmeno la soddisfazione di averti, per vederti andare via ...”
 
Ma la colpa in gran parte è mia.
Sentimentalmente ho vissuto come una cicala e adesso che l'inverno s'avvicina ... ...
Ormai non mi rimane neanche più la speranza, di poter vivere un'esperienza del genere.
 
La mia Compagna oggi.
Mi ci stò abituando.
Ho imparato a convivere, tanto non è per sempre.
Spesso la sento molto vicina e stranamente questo mi rasserena. Riesco a non averne paura.
Forse è blasfemo; la sua vicinanza mi fa piacere.
Lei non mi aiuta mai, è distante e muta, il suo sguardo è freddo.
Seduta in riva al fiume sembra aspettare che passi qualcosa, o qualcuno.
E' sempre vestita di nero e porta una grande falce.
Forse aspetta me.
                                                     “fregugia” in genovese vuol dire : briciola
 
 
 
 
 
 
 
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 5386 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Ardoval