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Kousei (Onestà)

 
 
 
Si somigliavano appena. Lui, uomo alto, di stazza complessa, addestrato a varie discipline; il figlio, un pallido amatore impegnato nel rendere fiero suo padre.
«Matteo, le manovre per gli ai uchi?».
«Flettere il busto, spingere i dorsali, avanzare le gambe».
«Perfetto, poi avanti la sequenza di kata. Non preoccuparti dell'arbitro, colpisci più in basso che puoi».
Le gare regionali degli under dodici si tenevano ogni anno a Zenone del Lambro.
Matteo era arrivato all'appuntamento attento e preparato; tre volte la settimana, uscito da scuola, il padre lo consegnava nelle mani del maestro Gihài, il quale lo sottoponeva a sedute ardite di preparazione.
«Ido e Matteo, a voi l'odierno kumite».
Gihài lo considerava indiscutibilmente il più energico del gruppo. Non solo si complimentava, ma ne faceva un esempio di intatto agonismo.
«Signor Di Taglia, si è liberato un posto per le qualificazioni regionali. Matteo è il primo della lista».
Quella sera, il signor Livio Di Taglia, portò fuori suo figlio per una passeggiata esplicativa.
«Dovremo impegnarci sul serio, adesso. Quand'ero più giovane, arrivai nono nel tabellone finale. Con te, sono certo, arriveranno ben altre soddisfazioni».
                                                           
                                                                *
 
 
Il giorno delle qualificazioni, il palazzetto di Zenone sul Lambro era al colmo di gente.
I responsabili d'area avevano ognuno un proprio sgabello dal quale facevano le valutazioni di rito.
« Matteo, vedi quello lì? E' un caro conoscente. Pesta i piedi allo sfidante, dagli anche una spallata. Non ti dirà niente».
Matteo superò due turni di qualificazioni sfruttando penalità inflitte all'avversario senza che in realtà venissero commesse.
« Ti fa male lo zigomo, eh? Sei stato bravo; siamo nei quarti, adesso potrebbe essere più difficile...».
Livio Di Taglia si avvicinò al parterre dove sostava in piedi la gran parte dei genitori.
« Lei è il signor Sinacra, vero?».
« Infatti».
« Ho visto combattere Davide, davvero un portento ; sfiderà Matteo, mio figlio, campione categoria juniores l'anno scorso...».
« E allora?».
« Vorrei conferire in privato con lei, se non le dispiace».
 
                                                          *
 
In meno di un'ora di combattimenti, Matteo era arrivato a contendersi l'unico posto disponibile per le finali regionali.
« Bravissimo! Addirittura l'hai spinto fuori dal tatami».
« Papà, a me è sembrato che lui non opponesse resistenza...».
« Sciocchezze. Riposati adesso, tra un quarto d'ora di nuovo sul quadrato».
Matteo restò da solo e in disparte, studiando di tanto in tanto le direzioni che prendeva suo padre.
« Matteo Di Taglia, sai dove sta andando?» gli domandò a bruciapelo il maestro Gihài, dal bordo di una recinzione, « va a corrompere i genitori del tuo sfidante. Un vero karateka non lo permetterebbe mai».
 
All'atto conclusivo, Matteo si presentò scoperto e indifeso.
« Dio mio! Ma cosa fa...non deve colpirlo. E tu reagisci, contrattacca!».
Dopo soli dieci minuti, l'arbitro squalificò Matteo per condotta anti-sportiva.
« Dico, sei impazzito? Cosa dovrei fare io adesso?».
Il bambino gli si avvicinò, mantenendo la distanza, salutandolo purnondimeno con il rispetto di un combattente.
« Lasciarmi andare...» gli disse, mentre restituiva il karategi nelle mani ossequiose del maestro Gihài.

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