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I'm leaving for Dublin

 
 
Era partita senza dare mistero.
La sera prima, un'altra sterile lite con la compagna di casa.
« Che fine ha fatto la banconota che era qui?»
Cento euro; una comodità non da poco, di cui Isy aveva silenziosamente profittato.
Carlotta, la coinquilina, l'aveva cercata ovunque, persino dentro le scatole delle scarpe.
Isy le lasciò un messaggio spiegazzato, l'indomani, in quell'inglese che aveva tardivamente studiato; Sorry for cashes, I'm leaving for Dublin.
                                                         **
«Chiamala, Gregorio.»
«Non risponde, come al solito.»
Trenta giorni senza sentire i parenti. Solo una mail scopiazzata dal blog di un amico, per
riprovare quell'affetto che in quei mesi aveva tentato di ritorcere.
 
Va tutto bene, papà. A Milano per adesso piove sempre. E da voi?
Dovrò recuperare due esami questo trimestre. Non so se riuscirò a mantenermi sino a fine
mese. Se hai intenzione di mandarmi un vaglia, ricordati perlomeno di non sbagliare indirizzo. Dì alla mamma che mi manca la sua cucina.
                                                                                                 Un forte abbraccio
                                                                                                                    Isy
Le giornate si susseguivano a pestarsi i piedi con le altre matricole.
Paesana, paesotta, scartavetri la chiamavano;ad andarle bene, Isy riusciva a intrattenersi con una ragazza finita come lei nell'angolo degli scarti del campus.
« Non sembri di qui.»
«Calabrese; perché, problemi?»
«No, anzi, anche io vengo dal sud.»
Si era creata una stretta solidarietà fra di loro; Giorgia si fermava spesso a dormire a casa
di Isy. Col passare dei mesi, sembrava che se avesse trovato in lei la sua appagante dimora.
                                                               **
 
« Solo un bacio, Isy? Sei sicura?»
« Si...»
Aveva confidato a Carlotta, quel bacio a metà soppresso tra le coperte.
« Ho avuto paura; ma nello stesso tempo non volevo fermarmi.»
Giorgia iniziò a tenerla per mano nel corso delle lezioni.
Le altre colleghe facevano poco caso a loro, mentre Isy s'indisponeva facilmente, alzandosi e arretrando nelle file di dietro.
«Studiamo insieme questo pome?»
« Non posso, Giorgia; pensavo di andare a correre sui navigli.»
In realtà voleva soltanto evitarla. Evitare l'imbarazzo dei loro occhi complici e confidenti.
Evitare che il contatto con la pelle di lei la facesse trovare impreparata.
«Fa niente, allora; ti chiamo in serata.»
 
PRIMI LAMPI A MELLOWS BRIDGE
 
Il cielo si era vagamente increspato. Primi segnali di una pioggia qui comune.
Le gocce assise tra le guglie delle cappelle, donano un nuovo stupore a chi per la prima volta le ammira turbato.
Isy camminava svelta per il ponte di Mellows, racchiusa in un cappotto due taglie più grandi, che la faceva sentire ancora più sperduta.
Raggiungere Bridgefoot Street e trovare finalmente un posto economico dove accamparsi; era questo il piano. Ma una pioggia invadente la sorprese sulla Marshal's Court, tanto da costringerla a entrare in un pub coi tavolini scoperti, relegati nel fondo.
                                                        **
 
Giorgia non aveva saputo aspettare. Attese che Isy rientrasse dalla corsa pomeridiana, seduta sullo scalino dinanzi la porta d'ingresso.
«Quando mi darai queste benedette chiavi, eh? Cattivona...»
Isy voleva soltanto raccogliersi nella doccia. Non pensava ad altro.
Si piegò sulle ginocchia per slacciarsi le scarpe, quando Giorgia le si avvicinò portando le sue mani sul volto affaticato.
«Sei bella...anche quando sudi...»
La ghermì in un bacio possente e trascinato. Le tolse la maglietta con foga, spingendola di fronte al vano doccia; le chiese di aprire le gambe, dando sfogo alla sua parte ribelle.
 
Isy si svegliò in piena notte, l'impronta del balsamo all'uva appiccicata alle labbra.
Scrutò il letto, ed il corpo di Giorgia completamente nudo che a guardarlo in maniera distaccata cominciò a farle senso.
Si alzò e cercò nella borsa dell'amica una sigaretta che sarebbe stata la prima della notte.
Trovò un pacco ancora aperto, e ne accese una in camera stessa. Si avvicinò al pc, credendo di potere distogliere l'attenzione da quanto era successo.
Controllò le e-mails, visionando quella del padre che era giunta prima di sera;
 
Isy, perché non rispondi alle nostre chiamate? Comincio a credere che sei arrabbiata
per qualche motivo. Beh, la mamma ci terrebbe molto a sapere qualcosa in più di te; stai studiando? Gli esami come vanno? Spero bene; ti ho inviato il vaglia con gli ottocento euro che so ti faranno comodo. Ah, dimenticavo di dirti che mi hanno richiamato dalla sovrintendenza;mi vogliono a Dublino per il fine settimana, per cui non riuscirò a venire a trovarti. Chiama la mamma, non farla stare in pena.
                                                                                             Ti abbraccio,
                                                                                                            Papà
Isy evitò di scopiazzare un'altra affettata risposta. Si limitò a scrivergli “ Va bene”, e a inviare il messaggio con gli occhi tracciati di lacrime.
                                                        **
 
TEMPLE BAR NIGHT
 
« E questa qui da dove sbuca?»
« Una trovata di Lleroy; l'aveva assunta come cameriera una settimana fa. Ma visto che si muoveva così bene...»
L'uomo vestito di arancio continuò a fissarla , mentre la ragazza dondolava i fianchi nel palchetto ribassato.
« Mi piacerebbe conoscerla.»
«E' italiana, cercava un impiego qualunque. Probabilmente è una squattrinata.»
 
L'uomo attese che Isy concludesse il suo show. Poi si presentò con fare tutt'altro che innocuo.
« Mi chiamo Colin. E tu?»
Lei non rispose, limitandosi a bere la Guinnes che le aveva prontamente offerto.
«Lo so che non sei di qui. E so anche che per fortuna non sei di Armagh.»
Il risolino beffardo dell'uomo la innervosì alquanto.
« Mi chiamo Isy, ecco tutto. Grazie per la birra.»
Si alzò e si fece dare dal proprietario la somma pattuita per la serata.
Proseguendo a piedi per Sweeneys Road, si accorse nuovamente della presenza dell'individuo, che quasi la tallonava da fermo.
«Come on, non sei neanche curiosa di sapere come faccio a parlare italiano?»
Il passo della ragazza rallentò, fino a stopparsi all'angolo delle vetrate in Thomas Street.
« Mia madre era di qui; ma io sono nato e cresciuto in Italia. Andiamo, ti offro qualcosa di più serio.»
La condusse trafelato al Temple Bar, per offrirle una coppa del più classico champagne. Riuscì a sedurla la sera stessa, tanto che la ragazza smaniò per ordinare un Blood&Sand, passandogli il nocciolo scolorito con un morso rovente delle sue labbra.
 
THE SHELBOURNE HOTEL
 
'Tua figlia non risponde nemmeno più ai messaggi! Avverto la polizia.'
L'architetto Gregorio Falck non nascose il suo disagio all'amministrazione della contea, di fronte al perentorio messaggio della moglie.
« I'm really sorry; go back in five minutes.»
Decise a tutti i costi di intercettare la figlia, cercando di reprimere quel particolare fiotto di rabbia.
« Finalmente! Si può sapere dove sei? »
Dall'altro capo del telefono, avvertì soltanto un tiepido sussurro delle labbra.
«Papà...»
«...prenoto un volo per stasera, così al mio arrivo finirà questa commedia!»
Isy bisbigliò una frase incompleta, cercando di corroborare il fiato e non strozzarsi a metà con le parole;
«...papà...sono anche io a Dublino...da una settimana...»
Gregorio Falck ristette pensieroso, come se una nube di cattivi propositi lo stesse lentamente addobbando.
«Isy, sei qui? A fare che cosa? Dammi subito l'indirizzo dell'hotel...»
**
 
Parlarono molto della pioggia, di quanto sia difficile orientarsi quando il cielo catapulta l'umore come spilli sulle strade.
« Di quanto sei indietro?»
«Parecchie materie ormai...frequento solo architettura giusto per capire quello che fai tu.»
Gregorio le promise più attenzioni, cingendola in un abbraccio dolente e preoccupato.
«Cosa hai combinato questa settimana? Hai imparato finalmente l'inglese?»
Isy non gli avrebbe mai confidato la verità; si limitò a raccontargli le sue passeggiate per il Trinity College, pensando, chissà, a un futuro già scelto.
 

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