Scritto da © voceperduta - Gio, 06/02/2014 - 13:01
Per i medici il caso di Gèraldine si prospettava più spinoso del previsto.
Era evidente che il fenomeno dislessico stava avendo la meglio sui tentativi di indirizzare le capacità della bambina a un livello più alto.
- Prova a leggere la scheda numero due, adesso.-
Gèraldine non riusciva a separare le emme dalle enne, ometteva sempre la punteggiatura, saltava interi pezzi di frase senza riuscire lei stessa a capire perché.
- Torna indietro Gèraldine; dì la-go, la-go.-
- La-co, la-co. Le anate staammo sopa illa-co.-
Laurentine, la madre, era andata in visita dal più rinomato logopedista di tutta l'Alsazia:
Jacques Piéronne.Il quale aveva stabilito per la bambina una tabella di marcia piuttosto impegnativa; uscita da scuola, Gèraldine avrebbe fatto una serie di esercizi di allineamento grafico, durante i quali avrebbe dovuto trascrivere, nel tempo massimo di venti secondi, ciascuna delle ventisei lettere dell'alfabeto. Sino a pomeriggio inoltrato poi, sedute di lettura e analisi morfologica, con particolare riguardo alle parole composte.
- Salvagente.-
- Sa..lia...gette-
- No. Sal-va-gen-te.-
- Savvagette.-
- Ripeti. Salvagente!-
- Saavagette, saavagette!-
Tornava a casa sempre scossa Gèraldine. S'intrufolava nella sua camera, fino a quando papà Robert non le intimava di uscire.
- La mamma ha preparato la zuppa coi ceci, mon doudou; non facciamola aspettare.-
Allora lei usciva, il viso quasi sempre rigato da una lacrima, e si faceva portare a tavola in trionfo, sulle spalle ardimentose del papà.
LE VERT
Gèraldine aveva preso in simpatia Odette, la ragazza universitaria che veniva a farle da babysitter durante i week-end.
Forse perché lei le permetteva di mangiare le paste al mirtillo, prima di sedersi a tavola per la cena.
O forse, perché a Odette non interessava come e se la bambina leggesse; in fondo, si trovavano bene a colorare per ore ed ore i paesaggi fantastici che la ragazza le disegnava.
- E questo bosco qui, Gèraldine, di che colore lo riempiamo? Verde, o azzurro?-
- Verde, verde!-, rispondeva scintillante Gèraldine, come se avesse sempre saputo qual era
la risposta da dare. Prendeva il suo pastello e iniziava a colorare, stando ben attenta a far rientrare la tinta entro i margini corretti del disegno.
- Perfetto! Non resta che colorare la giacca del ciambellano; la facciamo blu o nera?-
- No, verde anche questa.-
- Ma abbiamo finito il verde, Gèraldine, dobbiamo trovarne un altro che...-
- Si, un verde diverso. Aspettami qui tu, io ritorno subito.-
Gèraldine si lanciò spedita nella cantinetta dove papà Robert teneva i vasetti coi colori per le verniciature casalinghe. Ci mise un po' prima di sgominare la tonalità di verde che le interessava; tuttavia,era riuscita a leggere l'intera etichetta posta attorno al vasetto.
- Vert chartreuse, vert chartreuse!- andò ripetendo come una matta, mentre saltellava scomposta da una punta all'altra del corridoio.
****
Le fredde lavagne dell'Ecole Mairellais avevano tutte i bordi stuccati in grigio cenere.
Colore che dava ai bambini l'ispida sensazione di un piano meditato ai loro danni.
- La tabellina del tre, Julienne. Ma cosa fai?Riscrivila per intero, cancella tutto, tutto quanto!-
In questo modo la tempesta collerica della maestra Du Marchant si scagliava contro
gli alunni dalla lena tardiva.
Gèrardine stessa non era esente da questo trattamento, benché verso di lei i toni della Du Marchant fossero passati da una furia strampalata, a una più sbrigativa premura senza ardore.
- Dai, Gèrardine. Vediamo se abbiamo imparato a sillabare. Non ci mettere una vita, però-.
A Gèrardine il cuore scattava sempre a mille. Quel quarto d'ora completamente dedicato a lei, era il peggiore che poteva immaginarsi. Se ne stava lì, in piedi, dinnanzi la classe, a sperare silenziosamente che i cardini della lavagna cedessero di colpo.
- Bè, allora? Non ti ricordi come si scrive Ru-Bi-No,forse?-
Gèrardine tratteggiò stancamente la stanghetta della -R, trascinando su e giù due dita che si torcevano confuse.
- Ma no,no, santo dio! Hai fatto la -P, Gèrardine; P di Paura, o se preferisci, P di Pazienza.-
****
- Signora Bizet, purtroppo Gèrardine non fa i progressi che io e i miei collaboratori ci aspettavamo. Dobbiamo prendere in considerazione altre possibilità..-
Il farmaco Quidans era ancora in fase di sperimentazione; benché fosse stato accertato un effettivo potenziamento delle capacità di concentrazione sui pazienti, erano ancora da valutare i contraccolpi degli agenti colinergici sui neurotrasmettitori del cervello a prestazione ultimata.
- Dottore, non si sentirà male dopo, vero?-
- Un po' di nausea, qualche capogiro, nulla di allarmante.-
Gèrardine stava cercando, immobile nel suo banchetto personalizzato, di terminare una scheda in cui avrebbe dovuto assegnare a ciascuna lettera, il proprio numero di riferimento.
- Gèrardine; il dottor Jacques vuole farti provare una cosa. Anche io l'ho presa prima sai, è una caramella un po' dura da masticare, ma alla fine molto buona.-
- Sa di limone, mamma?-
Gèrardine era allergica agli agrumi, la lingua le si irritava così tanto da non permetterle nemmeno di parlare.
- Ma no, tesoro. Sa di vaniglia. Si scioglie in bocca, come una gommosa alla frutta.-
Quel giorno Gèrardine terminò le proprie schede nel solo arco di un pomeriggio.
Era arrivata a chiederne di più complesse, e un assistente del dottor Jacques le aveva
portato quelle per articolare gli anagrammi. Ma al ritorno a casa , la bambina percepì subito che qualcosa non andava. Si accasciò sul sedile posteriore, preda di un intenso dolore addominale.
La condussero al pronto soccorso dell'Ospedale Soeur Caroline, già semisvenuta, le labbra impiastricciate di una strana schiuma bluastra.
Al risveglio la prima persona di cui aveva domandato era stata Odette.
R COME ROUGE
Per i sette anni di Gèrardine, Odette aveva preparato una piccola e stravagante sorpresa.
D'accordo con i genitori, aveva riempito la stanza della piccola con tutta una serie di palloncini colorati a forma di animali della giungla; c'era il serpente bordeaux, una zebra rosella, la giraffa celestina, persino una tigre giallo-oro.
Alla vista di tutte quelle rarità, Gèrardine apparve alquanto frastornata.
Abbracciò Odette con una stretta frenetica e calorosa.
Non è ancora finita, tra un po' arriva una bella torta charlotte...-
Mentre la ragazza accarezzava i capelli biondi e briosi della bambina, Gèrardine si staccò d'improvviso da lei, per avvicinarsi a uno dei palloncini bianchi a forma di orso.
Gèrardine, cosa fai? Guarda che abbiamo speso una giornata intera a gonfiarteli..-, l'ammonì la madre, trascinata sempre da un senso ribollente di preoccupazione.
Lasciatela fare, è il consiglio che mi sento di darvi- disse Odette, dopo avere passato fra le mani di Gèrardine un Uni Posca argentato.
- Ma come? Lei non sopporta i pennarelli; e poi le trema sempre la mano..-
Gèrardine, di fronte agli occhi incuriositi dei genitori, iniziò lentamente a marchiare il lattice del palloncino con piccole lettere poste una in fila all'altra.
-C'est incroyable, mia figlia sta scrivendo..Laurentine guardala..-
Papà Robert era al colmo della gioia. Si sentiva inorgoglito, inoltre, nel notare la cura che la bambina metteva nel ricomporre ogni piccolo tratto di lettera.
- E' evidente che le sedute dal dottor Pièronne stanno dando finalmente i loro effetti. Andiamo ad avvertirlo, Robert- aggiunse la madre con un tono sin troppo scrupoloso.
Dopo che i suoi genitori si furono allontanati, Gèrardine si voltò dritta verso Odette, portando alla sua attenzione il palloncino bianco con la scritta, “Où est le rouge?”.
- Il rosso? Quale? Ah, intendi che non ci sono palloncini rossi nella stanza?-.
Al cenno di assenso della bambina, Odette tirò fuori dalla scatola una dozzina di palloncini con la sagoma di un cervo da gonfiare.
- E' il tuo animale preferito, no? Bene, allora è arrivato il momento di dare fiato al tuo affetto-.
Gèrardine li gonfiò tutti quanti da sola, e spense le sue sette candeline con accanto il suo cervo più amato, cui aveva dato il nome Libertin.
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