Scritto da © voceperduta - Lun, 02/06/2014 - 14:06
Venendo a rigare i temuti silenzi,
ho innescato le iarde di ripido ardore,
come il salto scoccato da una verticale
di canapa versa.
Non c'è direzione più schietta e sofferta,
del cuore che fluttua nella densa ortografia,
emblema di ciglia adattate fra le scure
del rettangolo di gioco.
Rimetto in campo gli odori di bagnato,
dell'erba rimasta tante volte in gola;
i repentini contatti sul fianco,- steso su una
pioggia di verbene- rischiarano ancora
nella foschia di braccia incolte,degli androni
solleticati durante il mio arrembaggio
per le vie.
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