Scritto da © Franco Pucci - Mer, 08/02/2012 - 09:48
Cammino così, un passo dopo l’altro, con circospezione, misurando le distanze, aggrappandomi al vuoto che mi circonda. La notte che solitamente mi è amica e compagna mi segue con attenzione quasi ostile, ironica, sbeffeggiando la mia difficoltà. Il passo non ha l’agilità né la leggerezza giovanile, eppure si ostina a rimanere ancorato al terreno. Ondeggio. Nel vuoto della mia mente il rumore dei passi strascicati rimbomba creando cadenze curiose. Una luce improvvisa taglia obliqua il molo, a fatica mi fermo, ma dentro di me la cadenza dei passi prosegue, ininterrotta. Il rimbombo si fonde con i battiti del cuore. Respiro. La ragazza sorride e si avvia verso i cassonetti della spazzatura. Riprendo il mio andare dondolante, movimento sincrono col rollio dei pescherecci ormeggiati e allineati in perfetto ordine, come tanti scheletri d’acciaio che seguono incuriositi il mio beccheggio. Non ho bevuto ne fumato, d’altronde non fumo più, ma il mio incedere è come etilico. Ora i pescherecci beccheggiano lassù, tra i gabbiani nel nero pece di un cielo orbo di stelle e mentre l’aspro odore delle calli che sfociano sul porto mi assale, mi sveglio. In un lago di sudore mi alzo, mi vesto esco da casa. I pescherecci sono al loro posto, ansimanti al respiro della darsena, mentre l’aria densa e acre mi assale. Una ragazza passa e mi sorride. La luce fioca del lampione sottolinea la sua andatura ciondolante e ritmata dai tacchi sul selciato. Una luce improvvisa la inghiotte e scompare. Resto così, inebetito, negli occhi il suo sorriso, nella mente un dejà vu. Vertigine.
»
- Blog di Franco Pucci
- Login o registrati per inviare commenti
- 651 letture