Scritto da © Stefania Stravato - Dom, 20/05/2012 - 15:12
è l'esistenza di una via
che sento
nelle percorrenze del respiro:
quando
più piccola poi,
in fondo
dove mi nasconde il vento solare
lì, che l'orientazione
del profilo la fa
l'espansione radiale della luce
potrai dirmi le cose, tutte
e piena,
la verità di baci
di quel brillamento
mai osservato,
e quale aurora si incantò
lunga,
quando passarono in processione
gli equinozi
sulle fughe di gazzelle
tra le erbe secche;
che laggiù, non piangeranno la mia tomba
non si staccherà l'azzurro
a farsi fossa, di fragilissima
memoria
verrà a cercarmi, credi
il cormorano di passaggio?
no, e il fiume innamorato
si farà sempre mare, che
non si è accorto
del mio nero,
incatenato al plenilunio
ti chiederò
allora,
come fu rubare senza colpa
gli argenti, a notte
e quasi crederci qui,
adesso
a tremare la somiglianza
della tua pelle, incontro
e mia, preghiera.
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