Scritto da © Anser - Gio, 21/07/2011 - 23:12
Le notti di Praga sono fatica di stelle
dove s’incrocia la pazzia d’Orione, al ghetto
il Golem disegna l’alef sulla fronte
d’un disperato dio ebreo, un pizzicagnolo d’amore,
ogni mercante ha la sua gemma
la sua puttana, la sua vita.
Parlami d’amore, Mariù, ma fallo a poesia baciata,
a rima incastrata, alle ginestre di Siracusa
dove il mare è deserto blu, di mimose e l’aranceto
è sangue spremuto, please, fuck you my tender baby,
lasciami raccontare l’ultimo treno per Yuma.
Che non se n’esce fuori, da questa follia
ed il tango di Baires sfiora i tuoi seni, i tuoi capelli
ogni ombra disegna ombre la sera
quando il tempo morde le note
e mastica la vita.
Besame, besame mucho, ma ti prego, sorridi
che sono un fottuto venditore di sogni
e d’enciclopedie del vaffanculo.
Al molo, dove finisce la gomena inizia sempre
una nave, un amore, un rutto di birra gelata.
Esiste sempre un angolo retto, per guardare
madame Bovary fottere i sogni
[les rêves, madame, les rêves à la gauche du cœur]
e solo dio sa, quanto sia stato incantato
ad osservare il tramonto della luna.
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