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La vecchina

<<Vorresti conoscere il tuo futuro?>>
Mi chiese una vecchina alta un soldo di cacio guardandomi attraverso la vetrina che stavo ammirando da qualche minuto. <<Scusi?>> le chiesi girandomi, e lei con lo stesso cantilenante tono di voce, fissandomi intensamente negli occhi, mi prese le mani e rifece la domanda:
<<Vorresti conoscere il tuo futuro?>>
Allora seccata tentai di sciogliermi dai suoi artigli, sbottai: <<No, grazie!>>
Lei non si scompose e trattenendomi saldamente per i polsi, avvinceva ancora di più il suo sguardo al mio…(aveva un paio d’occhi d’un azzurro pallido, acquoso che ammaliava, io la fissavo e non ero capace di distoglier la vista dal suo viso raggrinzito, mi sembrava di fluttuare nell’aria eppure mi sentivo pesante come un macigno. La gente che passava mi guardava stupita e scuoteva la testa. Chissà mai perché.)
E intanto lei, la vecchina, riprese a parlare: <<Tu non vuoi ma io te lo dico lo stesso: prima di sera farai una vincita strepitosa che ti cambierà la vita, acquisterai un vero tesoro.>>
<<Si, come no!>> Finalmente riuscii a riprendermi le mani e scappai in tutta fretta nascondendomi tra la folla. Attraversai la strada raggiungendo l’altro marciapiede e marciai un bel po’, ma la distanza non fu affatto sufficiente da impedire alla voce della vecchina di giungere a me, pareva così vicina quasi non l’avessi mai lasciata. <<Vedrai, vedrai se non dico la verità, ma stai attenta a non sciupare stupidamente la tua vincita, il tuo tesoro.>> La sua voce era così nitida ora, chiara, sbuffando irata pensai: “Ma sicuro, domani sarò la più ricca del mondo!”
Ecco che uno dei giorni della mia tanto sognata vacanza era rovinato da quell’incontro.
 
Avevo perso i genitori che ero ancora bambina. L’unica parente che mi rimaneva era la nonna già avanti con l’età ma lo stesso mi prese con se e mi accudì amorevolmente anche se troppo pochi sono stati gli anni che ho vissuto con lei. Quando diventai abbastanza grande decisi che non era giusto gravare così tanto sulle spalle della nonna così mi trovai un lavoretto e con quello che ho guadagnato ho potuto proseguire gli studi fino a conseguire la laurea in giurisprudenza. Ora lavoro nello studio di un avvocato famoso e presto diventerò uno dei soci, ma per arrivare fino a qui ho dovuto sudare le fatidiche sette camicie impegnandomi giorno e notte ed ora eccomi in questa bellissima città a godermi il meritato riposo.
A godermi??? Dopo quell’infausto incontro e le sensazioni strane provate, poteva piacermi ancora la vacanza che così scrupolosamente avevo programmato? Certo che si, bastava cancellare dalla mente la donna e ciò che aveva profetizzato. Ad un tratto scoppiai a ridere pensando alle sue parole, stupida io ad ascoltarla, quando mai avrei vinto qualcosa se non gioco e non avevo mai giocato a nessuna lotteria e nemmeno a tana. Beh, meglio scordarsi dell’accaduto e proseguire come da prospetto.
Ma mi sentivo molto accaldata e fredda allo stesso tempo, perciò decisi di entrare in un bar e bermi un caffè bello forte per calmare quella specie di tremolio che mi percorreva tutta.
Per fortuna, proprio lì a due passi c’era un locale di ristoro dal quale uscivano dei deliziosi profumi da far resuscitare anche un morto. Trovai un tavolino libero e mi sedetti immergendomi subito nella lettura di un quotidiano abbandonato sulla sedia vicino alla mia e intanto aspettavo che il cameriere mi portasse il caffè che avevo ordinato.
Quando finalmente la bevanda arrivò cercai di gustarla con grande soddisfazione ma non riuscii nemmeno a portare la tazza alla bocca che non so come, non so perché mi ritrovai il caffè sulla gonna nuova, appena acquista ed indossata poco prima in un negozio. Con un balzo mi alzai scrollando il liquido dall’indumento prima che questo raggiungesse le gambe scottandole e di corsa entrai nel locale fino in bagno per cercar di rimediare a quel disastro, cosa che purtroppo risultò davvero ardua, menomale che in borsa avevo riposto la vecchia gonna, così fui costretta a cambiarmi ancora una volta. Quando poi ritornai al mio tavolino scoprii ciò che era successo, un ragazzino irrequieto inavvertitamente m’aveva spinto combinando il disastro. I genitori, appena mi videro si scusarono ed insistettero per pagarmi un altro caffè e la tintoria per l’indumento rovinato ma io non accettai, ringraziando li salutai e m’incamminai verso il mio albergo. La strada tra il luogo dove al momento mi trovavo e l’albergo era lunga da percorrere a piedi ed io mi sentivo veramente spossata perciò decisi di prendere l’autobus. In un paio di minuti il bus arrivò, ma mettendo il piede sul predellino per salirci mi si spezzò un tacco. <<Accidenti, ci voleva anche questa ora!>> Brontolai. Ecco che potevo dire addio alle scarpe che preferivo di più.
Mentre scendevo dall’autobus avviandomi zoppicando verso l’entrata dell’albergo, ripensavo a ciò che poco prima era accaduto. Chi era quella vecchia, sembrava che lei mi conoscesse, era forse un’amica della nonna che non rammentavo di aver visto mai. Cosa volevano significare le sue parole? Mi sentivo ancora frastornata, un brivido mi colse al ricordo del tocco gelido delle sue dita  sulle mie braccia che mi indusse a toccarle, a fregarle, proprio in quel momento sentii un dolore lancinante al capo, una nebbia fitta mi avvolse e caddi in un baratro buio e profondo.
La nube che ancora mi offuscava gl’occhi lentamente si stava dissipando permettendomi di rivedere la luce del giorno, almeno credevo che fosse quella del giorno. La mente ancora confusa per il lungo viaggio in luoghi sconosciuti assurdamente si rifiutata di ricordare ciò che era successo. Mi avvidi di trovarmi stesa su un letto candido e per quanto il dolore acuto alla testa me lo permettesse cercai di guardarmi attorno, tutto era così lindo, asettico.  Un gemito mi uscì dalle labbra quando mi trovai faccia a faccia con un giovane che era seduto accanto al mio letto.
<< Ehi ciao, ti sei svegliata finalmente.>> << Ciao, ma tu chi sei?>> << Oh scusa, forse non ti ricordi…beh io sono quello che ti ha soccorso quando sei stata aggredita da un ladro nel tentativo di rubarti la borsa…>> << E…>> << Non preoccuparti, la tua borsa è qui e il ladruncolo è stato acciuffato da un mio collega mentre io ti assistevo. >> << Menomale dentro c’è tutto quello che possiedo…Ma chi devo ringraziare, io mi chiamo Laura e tu?>> << Antonio, non mi devi ringraziare è mio dovere aiutare le persone in difficoltà, sono un poliziotto, solo che è stato un caso che mi trovassi lì, vedi quella non è la mia zona ma oggi ho fatto scambio con un mio collega che me l’ha chiesto, per fortuna altrimenti come avrei potuto conoscerti?>>
Sospirando guardai il viso di Antonio, bisogna dire la verità era davvero un bel uomo, alto, massiccio, perfetto. Il suo sorriso era aperto e caldo, i suoi occhi di un azzurro particolare sembrava che ridessero, mi piaceva e molto.
La storia di Antonio è simile alla mia. Anche lui è rimasto orfano molto giovane e una zia della madre si prese cura di lui. Anche lui come me ha cominciato presto a lavorare, il suo sogno è sempre stato quello di entrare in polizia ed ora eccolo qua.
Tutto è cominciato così. Ci siamo frequentati, ci siamo innamorati e dopo un po’ ci siamo sposati e siccome le nostre case non rispondevano più alle necessità attuali le abbiamo vendute e abbiamo comprato un villino in periferia con un bel giardino tutto intorno. La sala la arrediamo con alcuni mobili che appartenevano alle nostre care. Sul grande camino abbiamo deciso di mettere le fotografie di mia nonna e della zia di Antonio, proprio in questo momento le stiamo scartando dagli imballaggi, sono proprio curiosa di conoscere la persona che ha voluto tanto bene a mio marito e lui è impaziente di fare altrettanto. Ci scambiamo le foto, con sorpresa e all’unisono esclamiamo:
<< Ma io questa la conosco!>> Lui mi guarda e fa: << E’ assurdo. Come è possibile?>> Allora gli racconto tutto ciò che mi è capitato il giorno che ci siamo conosciuti di come l’entità di sua zia, perché  ora so che era un fantasma, mi ha spaventato. Antonio con un sorriso tirato dice che proprio lo stesso giorno, alla stessa ora e con le stesse parole la nonna lo ha avvicinato spaventandolo a sua volta. E’ una cosa incredibile, è un fatto che non riusciamo a spiegare come due persone che non ci sono più ma che ci hanno amato tanto abbiano potuto tramare in questo modo per farci incontrare.
Non riusciremmo mai risolvere questo enigma.
Le foto delle due vecchiette, una acconto all’altra sopra al camino sembrano guardarci e farci l’occhiolino.

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