Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 21/06/2010 - 16:33
«Va all'inferno!»
La sua faccia era trasfigurata dalla rabbia. Il volto che avevo tanto amato, irriconoscibile. Le vene giugulari si gonfiavano sul collo. La bocca, con cui aveva sibilato quelle parole, era contratta, ridotta ad una linea tirata con forza da una matita rosso sbiadito.
Non lo sapeva che all'inferno c'eravamo già, noi due? E da un bel po' di tempo ormai. Non riuscivamo più a parlare di niente senza litigare. Litigavamo su tutto, persino su come trattare il nostro cagnolino, Red.
Già, il nostro cagnolino. La nostra casa, i nostri libri, la nostra macchina, i nostri amici... Tutto era, anzi è nostro.
Marina e Marco, la coppia perfetta.
Fino a qualche mese fa. Poi si era aperto un baratro di incomprensione. Avevamo cominciato a discutere per via del lavoro. Marco diceva che qui, per lui, non c'era più nessuno spazio di crescita, che voleva trasferirsi all'estero. Io, invece, mi trovo benissimo nel posto dove sto e gli ho detto che non credevo fosse una buona idea un salto nel buio. Lui ha replicato, io ho controreplicato.... Poco dopo siamo passati dalla discussione alla lite, finché tutto è diventato incomprensibile ed impronunciabile. Colpa mia, colpa sua. Non lo so. So solo che era un inferno e che l'unica cosa che volevo era che finisse.
Così stamattina gli ho detto: «Marco, va bene. Finiamola qui. Non è possibile andare avanti così. Trasferiamoci.»
«Stronza. Sei proprio stronza. Federica deve averti detto che l'incarico a New York l'hanno dato a un altro, eh?»
Sono rimasta di sasso. Ho balbettato qualcosa sul fatto che non sentivo Federica da settimane, che non sapevo, che non volevo...
«Ah, non volevi! Era esattamente quello che volevi, questo. Smettila di prendermi in giro. Sei proprio stronza. Dovevo capirlo subito, quando ci siamo conosciuti. Una stronza egoista.»
Mi sono avvicinata a lui, per cercare di calmarlo con un gesto affettuoso, di quelli che avevamo dimenticato, una carezza, un abbraccio...
Ma lui mi ha preso per le spalle e mi ha scosso con violenza, poi mi ha spinto via, con forza, con rabbia...
Ed eccomi qui. Devo aver sbattuto la testa sul tavolo di marmo. Non so bene cosa sia qui, ma mi dica solo una cosa: non siamo all'inferno, vero?
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