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Uroboro

Un’antica rappresentazione
del maestro e tiranno tempo è L’UROBORO:
il serpente che morde la propria coda in eterno;
dove tutte le storie sono sulle sue squame.
 
È rappresentato come un essere finito questo serpente,
cioè:
grande ma non infinito, ha un suo inizio e una sua fine, di conseguenza anche le storie sono tante,
ma non infinite.
Il moto circolare di questo magnifico serpente, eterno come il tempo, ci induce a pensare che le storie arrivate alla fine ricomincino da capo.
Se le storie sono limitate e il tempo infinito,
anche il pensiero umano ha un moto circolare,
un moto perpetuo per costruire sempre le stesse storie.
Da qui il Moto Perpetuo degli Eventi e del Pensiero; ecco spiegato l’antico e insano teatro e le parti che vengono recitate in esso.
 
Per far combaciare tutta la storia, anche la storia d’ogni uomo deve essere un moto circolare, dato che noi non siamo immortali, il nostro cerchio si riduce notevolmente, ogni uomo ha il suo piccolo teatro,
che finisce con la sua morte.
Tutti i cerchi poi devono unirsi perfettamente per formare il grande cerchio del serpente.
Se ha noi le storie sembrano sempre diverse è perché dimentichiamo, poi inventiamo formule matematiche senza un’anima dietro, tutto appare incomprensibile ma è molto più semplice di quanto sembri.
 
L’effetto farfalla, di cui grandi scienziati parlano,
è spiegato dal moto perpetuo:
camminiamo tutti su un cerchio che può essere più o meno grande, i quali unendosi formano il gran cerchio del serpente, quale caos, se c’è una legge che lo governa?
 
La cosa più interessante dell’opera è che: tutti i cerchi non hanno un posto fisso sulle squame del serpente, quindi le storie interpretate sono diverse da ogni individuo, il piccolo cerchio della sua breve vita è un teatro insano e antico dove recita una parte, con il suo moto perpetuo, finita l’opera interpreterà un altro personaggio in un altro teatro, in armonia con gli altri teatri.
Il cambiare le cose per farle rimanere sempre le stesse.
 
La sommatoria di tutte le storie,
di tutti i teatri,
di tutti i cerchi,
rimane costante:
un gran cerchio;
il risultato matematico potrebbe essere zero (o),
simbolo di perfezione che noi indichiamo come assenza.
Qualche altra mente ha azzardato una possibile relazione dei pensieri simili, in posti lontani tra loro, senza nessuna possibilità di comunicazione, anche questo pensiero può essere spiegato con la semplice teoria del moto perpetuo degli eventi:
se si considera che si fanno sempre le stesse storie,
i luoghi possono cambiare, gli attori anche,
ma la trama no, quindi si possono rivivere gli stessi pensieri in luoghi e tempi diversi, più o meno vicini tra loro.
Squame vicine storie contigue, ogni singola squama ha un insieme di storie ( teatri antichi e insani), e ognuno di noi affronta questo insieme di cerchi percorrendoli ad uno ad uno.
 

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