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Un uomo tratteggiato (franca e max pagani, a quattro mani)

 Timotheos Demetrios Kounellis era un uomo medio di origine greca, naturalizzato ormai da anni come ladro e spione italiano.
 
Timotheos era ladro di vite altrui, non sapeva vivere una vita dignitosa propria, non ne aveva la forza, la postura, la tempra. Viveva le vite degli altri, succhiando, spiando, annusando,  abitando le ombre di coloro che di ombra erano muniti. Una particolarità di Timotheos Kounellis era infatti che pareva egli non avesse ombra.
 
Sembrava ad una prima occhiata, che la sua fosse meno definita e sempre di una tonalità di grigio più chiara rispetto alle altre. Un bimbo (acuto osservatore) passeggiando nel parco dove spesso andava a cibarsi Timotheos, una volta disse al nonno :"Nonno sento freddo, ma so che fa caldo. Nonno chi mi porta via? Nonno guarda quel signore, la sua ombra si sta consumando. Ho freddo nonno".
 
Non era una bella cosa avere Timotheos nei dintorni. Era una specie di piccolo inverno camminante. 
 
L’altra particolarità di Timotheos Demetrios Kounellis, (si parlava prima di postura) era la sua schiena ricurva. Egli non aveva propriamente una gobba, o una evidente deformazione della colonna vertebrale, lui aveva la schiena ricurva, semplicemente, perché negli anni aveva capito che era meglio evitare di pestare le merde anziché offrirsi al cielo. L’asfalto e le sue merde erano decifrabili codificabili schivabili, il cielo era troppo impalpabile e complicato per lui. A lui bastava non pestare merde, e cibarsi del cielo altrui.
 
Timotheos aveva paura di tutto, di tutti. Era maniacalmente ligio alle regole, ma non perché riteneva che fosse giusto rispettarle: solo perché aveva paura. La semplice vista di una divisa - foss'anche un semplice postino - lo faceva precipitare in un terrore incontrollabile. Per questo passava la maggior parte del suo tempo a controllare e ricontrollare bollette, cartelle delle tasse e quant'altro: non sia mai che lo trovassero in fallo.
 
Non era una bella cosa vivere come Timotheos, no, proprio non era una bella cosa.
 
L'unico suo sfogo e consolazione era il web. Col nick di TDK impazzava in vari social network, alimentando pretestuose polemiche, lanciando accuse a destra e a manca, creando il caos. Era il suo modo di reagire all'eccessivo ordine della sua brulla esistenza grigia. Ma certo, dove arrivava lui, succedeva sempre qualcosa. Il che gli fruttava anche un bel numero di contatti, il premio più ambito dei social. TDK faceva audience... per un po'. Ma poi, era come con la sua ombra: creava gelo.
 
A causa delle sue maniacali paure, non si collegava mai da casa, per tema di essere rintracciato, ma solo dagli internet point, che peraltro cambiava sempre. Per fortuna, essendoci ormai così tanti immigrati - immigrati che lui ovviamente odiava, senza pensare di essere uno di loro - i posti con accesso a Internet erano ormai moltissimi, così non aveva problemi a sceglierne sempre uno diverso.
 
E fu così che un giorno, in un oscuro locale di periferia, si ritrovò davanti quella schermata, improvvidamente lasciata dal cliente precedente. Una transazione finanziaria verso una banca delle isole Cayman. Una cospicua transazione finanziaria. Più che cospicua, enorme. Pazzesca. Non fece nemmeno a tempo a metabolizzare la cifra, che qualcuno gli strappò il mouse di mano. Un uomo segaligno, alto, occhi gelidi, come si conviene.
 
“Ehi brutto gobbo, farti gli affari tuoi no?”
 
Mentre gli chiudeva la schermata, gli mise la mano sulla spalla e disse con tono poco convenevole:
 
“Gobbo, mi sa tu ora vieni con me”.
 
A Timotheos gli si cristallizzò la vita in un istante, capì immediatamente che era il perfetto attore di un film d’azione, un film senza regista, e dove le riprese le fai una volta sola. Era tutto vero e stava capitando a lui, a lui uomo ladro e uomo spione, uomo tratteggiato e curvo. Riuscì solo a dire:
 
“Non sono gobbo, sono solo curvo”. L'uomo tratteggiato, ora doveva assolutamente saltare sulle parti di linea nera, e non su quelle vuote. Tirò fuori il coltello che portava sempre in tasca, lo aprì di nascosto (era curvo su se stesso, molte cose poteva farle di nascosto) e lo piantò nella coscia nerboruta del gigante cattivo.
 
Riuscì a scappare in modo poco elegante, inciampando, sbattendo e calpestando ombre altrui. Era riuscito a scappare. Ma il tizio l'aveva visto, e sapeva che lui sapeva.  L’ uomo tratteggiato stava continuando mentalmente a zampettare sui segmenti neri, cercava ratio ma trovava panico respiro corto e paura che tutto il suo equilibrio di asfalto e merde non pestate stesse crollando.
 
Certo sarebbe andato dalla polizia subito, col rischio che loro si impicciassero però un po’ troppo dei suoi affari, un rischio che forse avrebbe corso comunque. Ma poi pensò alle domande, chi sei che fai che siti frequenti rompi cazzo che non sei altro….
 
Durò pochi minuti, decise di saltare sui tratti vuoti della sua vita tratteggiata, fanculo polizia carabinieri finanza e tutte le altre divise, DECISE che avrebbe denunciato la cosa sul web, lo conoscevano, era conosciuto, ed avrebbe raccontato per filo e per segno l’accaduto, cercando protezione dai molteplici personaggi nascosti dietro i loro schermi illuminati.
 
Ma dove, dove andare? Quelli - lui aveva capito chi erano quelli, era tratteggiato, mica scemo - erano dappertutto. Finalmente si ricordò di un posto, dall'altra parte della città. Gli sembrò, per motivi insondabili, o forse perché non aveva scelta, sufficientemente sicuro. Curvo, ansimante, l'uomo tratteggiato si mise a correre verso la sua meta, e intanto pensava a cosa avrebbe scritto, a come lo avrebbe scritto. TDK era autorevole, sì.
 
Di sicuro alcuni lo avrebbero ascoltato, ecco. Però... però anche nei siti imperava una sorta di mafia di quelli con più contatti... e chissà che... Ma no!, si riscosse. Quelli che scrivono sui social network non fanno transazioni finanziarie con le Cayman, e soprattutto non sparano!
 
Quanto tempo era che correva? Dov'era arrivato? Timotheos si accorse, di nuovo in preda al panico, che non riconosceva l'asfalto su cui posava il suo sguardo, che non sapeva dove si trovasse. E così, fece una cosa che non faceva da anni: alzò lo sguardo e.... scivolò sulla enorme merda che un cane enorme aveva appena depositato.
 
Roteò affannosamente le braccia per cercare di mantenere l'equilibrio, ma non ci riuscì: cadde e sbattè la testa contro il bordo del marciapiede.
 
Così, mentre giaceva supino, un attimo prima che i suoi occhi si chiudessero per sempre, Timotheos Demetrios Kounellis finalmente vide il cielo.
Non era male, pensò, quel cielo aveva bei colori, con tonalità di celesti che andavano verso il blu più intenso, molto intenso troppo blu, scuro quasi nero, troppo nero... tro...
 
fine.
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 A quattro mani, francaf e Max Pagani
 

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