Il tizio in questione si chiamava Noesis (ultima parte) | Poesia | Untel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Il tizio in questione si chiamava Noesis (ultima parte)

Noesis vuotò il bicchiere lentamente
come un nomade berbero sorseggia il suo tè alla menta.
Era per assolvere ad un cerimoniale fatto di parole
e di respiri glossanti come chiarine.
Posò il bicchiere e guardò lontano:
 
“Io ho il potere di prendere quel treno che puzzerà di ferro caldo.
E che cavalcherà le traversine ingordo di raggiungere l’infinito.
L’infinito, sa,
è una stazione più a nord del mio destino”.
 
Prese a rollare una sigaretta
mentre fili di tabacco piovevano dalle dita.
L’uomo del bancone era esausto, ma doveva ascoltarlo.
Ci stava dentro  fino alla cervicale che gli premeva nelle sere umide.
 
Con ritrovato vigore Noesis lo fissò:
“Non si chiede il perché io non sia stato Wiston Churchill
non sia Angelino Alfano, Beppe Grillo
o quel signore all’angolo laggiù
che fa l’allocco con mia moglie, seduta ad aspettarmi  e che in fondo non è così dispiaciuta?”,
indicando maldestramente una signora volgare
vestita con empia eleganza,
che arrossiva ad un uomo grande quanto suo figlio.
 
“Perchè lei non è me? Se lo chiede?”
“Sua moglie, dice?” - sbigottito il barman-
“No, lei, stavolta ce l’ho con lei, mio caro.
Non si chiede il perché non è me?
 Io mi chiedo il perché non sono lei.
E poiché non sono lei domani prenderò quel treno e me ne andrò.
Lei, che è lei,
resterà a sentire domani notte un altro Noesis che le parlerà di Platone
che sono sicuro interpreterà benissimo,
però se ne starà zitto fingendo di pulire il lavabo”.
Il barista smise di pattinare con il panno.
 
Con voce degna di un oracolo di Dodona aggiunse:
“Domani sarò sul quel benedetto treno
che porterà in grembo gli esuli del fato
e taglierà le pianure convulsamente”.
 
“Ma lei è un filosofo, signor Noesis?” disse finalmente senza fronzoli.
Senza sapere se poteva offendersi.
 
“Vede -rispose pensando che le rotaie al sole sono azzurre come il cielo-
lei ha analizzato la mia immagine, si è fatto un’idea.
E’ lei il filosofo qui.
Io sono un controllore delle Ferrovie dello Stato”.
 
Il barista si sentì mancare
aveva la testa vuota come un greto d’estate
nudo con la ghiaia e i ciotoli.
 
Noesis se ne andò, siglando la promessa di rivedersi
un’impronta effimera su ceralacca:
lui non sarebbe tornato. Quel barman era -come dire,
un attracco sicuro, non ci sarebbe tornato.
Era una baia dove vi era già approdato
un territorio conquistato. Non ci sarebbe tornato.
 
Andò da sua moglie, che era seduta con un gentiluomo.
Era ubriaco, voleva parlare, ma la moglie lo portò a casa.
Sapeva che avrebbe parlato con quel gentiluomo
sapeva che avrebbe tirato per le lunghe
sapeva  perché il tizio in questione si chiamava Noesis.
 
 
 
 
 
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 4814 visitatori collegati.