Scritto da © Untel - Mar, 11/09/2012 - 23:21
Ad un certo punto
capita di ritrovarsi in un certo locale
dove un certo crooner da quattro soldi
canta Bing Crosby e Frank Sinatra.
E capita di imbattersi in un tizio
migrato dall’ignoto dove probabilmente vi finirà
che sta lì coi gomiti sul bancone a molestare il tuo cervello
battendo nelle orecchie come un maniscalco.
E tu sei uno sfigato perché a quelle parole incalzati
hai dato tutta l’importanza del mondo.
Cioè hai dato un senso.
Cosa di cui ti pentirai per tutta la vita.
Però, è vero,
sottrarsi è complicato e tu
fai il tuo dovere di ascoltare
mentre il cervello evapora come gas da una bottiglia di Chardonnay.
La tua testa non è pronta
non è Chardonnay, al massimo il tuo cranio
è una bottiglia piena di bicarbonato.
Il tizio in questione si chiamava Noesis, così disse.
Che fosse un nome d’arte, chissà,
lui evidentemente preferiva presentarsi al mondo così,
e Noesis fu!
Ma in fondo
Noesis era un tizio qualunque, che aveva passato le quaranta,
uno con uno scotch e il tabacco da rollare,
che parlò per tutta la notte finché la notte non ne poté più
e vomitò l’alba dalla finestra.
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