Scritto da © Untel - Mer, 12/12/2012 - 10:14
E’ un posto in cui
i profumieri dell’antica Grecia
avrebbero tratto fragranze superiori.
La mirra, il nardo
e il cinnamomo non bastano più.
Laggiù
le fragranze portano tutta la malizia
e il turbamento di una donna.
L’egoista ci ritorna
tradendo il suo talento a favore dell’impotenza
e dell’abbandono per gli amati profumi
di quel posto dai lunghi sottintesi.
Ci va per congedarsi dalla compiacenza della mezzana
quando gli porta quella donna
fredda dopo la toilette.
La riconosce sempre
dal modo di piegarsi
e di fare pipì,
quella pipì che sa di grappa barricata,
dolce,calda, al gusto di rovere.
La riconosce dal pelo,
lui -pignolo com’è,
trova superstiti sul pavimento
finché carponi
l'egoista
si infila fra le cosce e annusa.
Non allenta nemmeno la cravatta
e si tiene la giacca,
ma perde tutta la sua attitudine
mentre quella geme come la matrona di Efeso,
un dito sulle labbra
labbra riavvolte su se stesse.
Non basta una notte a guarirlo
dalla mania di posare dolcemente il suo naso
riconoscente agli umori.
Quando se ne va
lo fa con un’eleganza ingombrante
non ha seduzione nei modi; l’egoista
ritorna a bonificare la sua mente come un latifondo di frasche
pieno di zanzare.
Di nuovo il suo dominio spande l’ansia
che matura piaceri sottocoperta.
Se ne va da quel piccolo ozio meretricio
in maniera educata
si vede che soffre ben volentieri quel pelo in gola
e se incontra qualcuno tossisce,
la mano sulla bocca non è per educazione,
ma per non perderlo.
A ragione gli si rimprovera di cercare il pelo dappertutto,
ma cos’è mai un egoista se si accontenta di un pelo?
Non ne può fare a meno.
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