Scritto da © Untel - Ven, 23/11/2012 - 09:42
Che terribile seccatura era pensare a suo fratello,
quando gustava le tartine al cetriolo
e beveva prosecco.
Non era un gentiluomo,
l’aveva capito dalla pettinatura
e perché suonava il campanello
come la quinta sinfonia di Beethoven.
Il fatto che poi gli avesse rubato Marisa
non era nel novero dei crucci fastidiosi durante l’ora del tè
ma in quella delle cene a base di salmone affumicato.
In ogni caso
la scelta di sorridere con sfumature d’idiozia
era talento che li univa:
entrambi lo facevano coprendosi la bocca
mentre il naso ronfava come una vecchia Ford.
E Marisa si sentiva così sfortunata.
Pensava sempre su una frittata di acciughe
che sarebbe stato meglio prendersi un cugino,
di solito i cugini non si spartiscono difetti,
e sembrano deliziosamente diversi durante le feste in famiglia.
Fu una domenica di Pasqua
che lei comunicò a pranzo il desiderio di rompere il fidanzamento
anche con il secondo.
Oh, come le riuscì bene davanti al tailleur della suocera
mentre un cugino si sistemò finalmente la cravatta
riversa per comodità sulle spalle.
“Di solito capitano sempre a Pasqua le resurrezioni”
disse il fratello guardando l'altro con espressione melodrammatica.
Per una volte sorrise da solo
col naso che ronfava più discreto,
meno Ford del solito.
Si sentiva fiero perché la vendetta era stata appena servita in un piatto freddo:
delle melanzane con aglio, prezzemolo e un po’ di peperoncino.
Giusto un po’.
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