E Niyaz decise di non farsi saltare in aria (Cortometraggi) | Poesia | Untel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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E Niyaz decise di non farsi saltare in aria (Cortometraggi)

Al mercato di Mingora suo padre vendeva le spezie del sud
radici di zenzero, semi di anice,
e un giorno gli disse che tra le nuvole
non c’era più posto per il suo aquilone.
 
Niyaz sentiva ancora il profumo della sua barba
sapeva di cotogne e doveva stringerla forte per non cadere.
Andavano spesso insieme al ponte dello Swat.
 
Si ricordava bene le mani bagnate di sua madre
che coprivano gli occhi dalla polvere delle corriere
dalla polvere dei cougar americani.
Quelle mani bagnate sugli occhi
per difenderlo dal destino.
 
Niyaz si era fatto una ragione per quei due metri di vita tra lei e suo padre,
quando andavano insieme al bazar
e il burka si infangava alle ginocchia nel silenzio della attesa.
Suo padre era buono con sua madre e voleva
che il sole induggiasse tra i capelli, voleva che il sole conoscesse i suoi capelli
e si rendesse conto del collo, quel sublime declivio
dove scendere al tramonto.
 
Poi quella luce mortale al mercato di Mingora.
La luce che deflagra nel suo cuore ogni notte
e innalza una babele di fumo fino alle nuvole.
Suo padre gli ripeteva che tra quelle nuvole
non c’era più posto per il suo aquilone.
 
Dalla nebbia venne un taliban che lo raccolse,
Naiyz non era che un respiro nella cenere.
Ma la barba del comandante non sapeva di cotogna.
E pianse.
 
Niyaz passò tre anni in una madrasa per imparare il Corano.
Nel villaggio di Chenar per imparare a morire.
 
Quando arrivò il giorno della beatitudine celeste
indossava un gilet pieno di luce
e a piedi passò i campi d’oppio fino a Kabul.
Sapeva dove andare e quando lasciarsi andare.
Avrebbe ritrovato la barba di suo padre e quel profumo di cotogna,
avrebbe sentito ancora
le dita di sua madre sugli occhi,
solo per coprirli da un sole intenso.
 
Niyaz guardò il cielo,
era limpido come una moschea di cristallo
e pensò a suo padre:
Tra le nuvole non c’è più posto per il tuo aquilone.
 
“No, padre, disse Niyaz ad alta voce, oggi non ci sono nuvole:
c’è uno spazio immenso,
soltanto per il mio aquilone”.
 
Buttò il gilet in una fontana e corse a comprarne uno.
Aveva un dollaro in tasca.
 
 
 

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