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Un giorno da ubriaco

Oggi,
ubriaco,
cerco la comprensione:
sono così distrutto che la mia mano scrive il suo resoconto, senza l’ausilio della ragione, inibita dall’alcol cerca di vincere le sue paure.
 
Il vomito sale,
la mente gira in uno strano verso, sono ubriaco e ne vado fiero: meglio una visione alterata che una reale e ignobile.
 
Tra noi immortali l’età perde ogni rilevanza, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, per dedicarci ai nostri interessi: ridare la mente al popolo è lo scopo di noi Dèi da marciapiede.
Abbiamo trovato la divina comprensione: la combinazione dei pensieri più profondi dell’uomo, quelli collaudati dal tempo, che conferiscono coerenza, mistificando solo chi la mente usa.
 
Come tra gli immortali anche tra i geni, l’intelligenza subisce una svalutazione, e allora si rivaleggia in altri interessi:
il sesso,
l’alcol,
i banchetti
e i paradisi artificiali.
 
A noi piace considerarci degli uomini completi.
È terribile trovare un gran valore, in tutto quello che facciamo e in tutto quello che ci capita, ma ci sono degli uomini che hanno la disgrazia d’essere diversi: quando sono ad uno estremo tendono all’altro. Generalmente sono soli, ma forse non è una disgrazia, e poi ci sono dei momenti in cui anche questi uomini non sono completamente soli.
Non ci sono delle streghe bianche a legare con i loro incantesimi noi Dèi, distruggiamo il tutto per ricostruirlo come piace a noi, ci piace distinguere gli uomini dall’ampiezza dei loro occhi; non abbiamo nessun diritto di dissolvere gli ideali, ma noi non esistiamo e quindi possiamo.
 
Camminiamo tra la gente senza che nessuno si accorga di noi, solo tra Dèi ci riconosciamo, i poveri uomini continuano a deriderci,
a non comprenderci,
ma noi abbiamo compreso l’utopia di salvare tutti:
siamo già contenti di trovare ogni decennio, qualcuno che comprenda.
 
Anche noi stanchiamo,
e quindi,
di tanto in tanto,
cerchiamo qualche oasi in questo deserto del pensiero,
un posto dove trovare asilo,
ci cambiamo d’abito, ed entriamo.
Un Bordello è un posto d’asilo,
quindi chiediamo e siamo accolti:
non c’è nessuna frontiera del pensiero da espugnare, siamo tornati uomini, “entriamo” ed “usciamo” senza nessuna fatica.
 
Non esiste niente di meglio che viaggiare,
è faticoso,
distruttivo per i pensieri insani,
utile alla comprensione,
alienante per la condizione d’evaso in cui ti ritrovi.
 
Eppure
noi non lo consideriamo più un sacrificio, siamo ormai abituati alla visione completa del moto degli eventi: abbiamo perso il fresco miracolo della sorpresa.
 

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