"C'è una musica stellare che solo l'anima può udire. Quando ti arriva mentre ogni rumore del mondo tace, significa che l'anima c'è...
Ricordati, figlio mio, che la felicità, quella vera, nasce in noi e per noi, soprattutto dal suo contrario."
La capacità di elaborare il lutto di una delusione è un elemento significativo della forza dell’io, tanto quanto l’incapacità di trasformare la perdita in una nuova opportunità di vita, assieme ai conseguenti atteggiamenti distruttivi e autodistruttivi, ne testimoniano la sua debolezza.
In questi casi l’individuo non riesce a disporre della sufficiente elasticità organismica necessaria a contenere e partorire il proprio lacerante dolore, per poi aprirsi ad un nuovo giorno; proprio come una partoriente atterrita che non può coinvolgersi nello spasmo del travaglio della propria nascente creatura.
Rigidamente egli rimane attaccato al passato, mormorando e recriminando contro la sorte avversa o contro il presunto responsabile del proprio dolore portando costantemente acqua al mulino del suo essere sclerotizzato. Sempre più incapace di pulsare è costretto ad alienarsi dal processo della vita, che di fatto è una costante trasformazione, e dunque un perenne alternarsi di perdita e nuovi inizi.
L’uomo moderno è più che mai vulnerabile e non sufficientemente equipaggiato nei confronti della protezione dell’integrità della vita nelle proprie membra e nelle proprie intime relazioni; risente del progressivo processo di devitalizzazione conseguente alla perdita di contatto e identificazione con quei misteriosi processi pulsanti e vibranti che animano ogni ambito della natura compresa la sua.
Pseudo vita, pseudo sentimenti, pseudo relazioni si insediano giorno per giorno producendo esseri stanchi, deboli e asfittici, cronicamente depressi e ammorbanti, autentici portatori di infelicità, incuranti di infettare persino le pianticelle più tenere che sono rappresentate dai bimbi, i quali avrebbero invece , tutto il diritto di trovare appoggio in persone autonome e vitali .
Possiamo cogliere questa sofferenza in ogni dove, la leggiamo sui volti d'innumerevoli persone, nei loro occhi spenti privi di fiducia e speranza; la udiamo nei loro discorsi monotoni, chiusi in se stessi, nelle parole impregnate di ipocrisia, negatività, cinismo e amarezza.
Il senso di tradimento da parte della vita è un sintomo che si diffonde a macchia d’olio, viene ampiamente proiettato nei confronti degli altri ma raramente viene considerato come espressione del proprio auto-tradimento generatore di sfiducia nella vita.
Questa perdita di fiducia è uno dei criteri di base nella diagnosi della depressione che sostanzialmente può essere descritta come uno stato di perdita di fiducia in se stessi e nel proprio potenziale di autorigenerazione.
Ci sono persone che hanno subito prove durissime nella loro vita, eppure rimangono profondamente aggrappate alla convinzione che la vita umana ha senso anche in situazioni esasperate e profondamente ingiuste perchè sono animate da autentica fede:
“Coloro che hanno una fede autentica si distinguono per una qualità che noi tutti riconosciamo: la grazia. Una persona che ha fede e aggraziata nei suoi movimenti perché la sua forza vitale scorre con naturalezza e liberamente attraverso il corpo. E' aggraziata nelle maniere perché non resta appesa al proprio ego e al proprio intelletto, alla propria posizione o al proprio potere. E' un tutt'uno con il corpo e, attraverso il corpo, con la vita intera e con l'universo il suo spirito è illuminato e risplende della fiamma intensa della vita che c'è in lei. C’è un posto nel suo cuore per ogni bambino, poiché questi rappresenta per lei il futuro;….ed ha rispetto per "gli anziani" perché sono la sorgente della sua esistenza e il fondamento della sua saggezza.”(1)
La vita con i suoi drammi non è riuscita a cambiarli e renderli simili a zombies lamentosi e recriminanti, al contrario sono persino in grado di essere di supporto agli altri riuscendo ad infondere fiducia e speranza.
E' una preziosa abilità che scaturisce dalla capacità di percepire la vita che scorre all’interno di noi, di essere in grado di accettarla nella sua pienezza. Il dolore è energia, è vita che ha bisogno di correre come un fiume verso il mare, quando ovviamente non si rifugia nelle comode anse di vittima ma riesce a collegarsi anche al dolore degli altri, al dolore della terra e soprattutto se lo si accetta per quello che è : qualcosa che come tutto e come noi prima o poi dovrà passare.
A.I.D
(1) A. Lowen, "Il Tradimento del corpo"