Scritto da © Franco Pucci - Mar, 15/03/2011 - 18:19
Chissà perché la pioggia che riga i vetri,
quando anche il cielo è di pessimo umore
e sfoga le sue futili idiosincrasie tessendo
grigie trame, fitte come un ricamo abortito,
ci appare come lo scorrere di dolci lacrime
che si tuffano nel mare placato dei ricordi.
Chissà perché il canto del vento tra le gelosie,
quando anche i capelli arruffati ridono al sole
e rincorrono invidiosi il volteggiar delle farfalle
che accorrono al primaverile banchetto fiorito,
ci cattura come un ammaliante, dolce assolo
che un impareggiabile interprete offre al cuore.
Chissà perché ora, che tra pioggia e vento
spesso le mie giornate si srotolano inesauste
cercando invano dolci lacrime scorrere sui vetri
mentre celo l’orecchio al fischiare della bora
e alieno i pensieri nel grigio metallo del cielo,
sospiro il sorriso come una farfalla infreddolita.
Dimmelo tu, dolce malinconia.
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