Cavalco libero dal bronzo dell'armatura
nel cielo plumbeo di pesante Libeccio.
Gocce di tiepida pioggia rubata al deserto
sferzano gli occhi serrati in tanto clangore.
In vortici di pensieri rotolanti e incoerenti
si distende il mio corpo su nubi di cotone.
Letto di coltri e guanciali attendi ch'arrivo!
Non sarà per molto che m'accoglierai:
solo il tempo d'un breve isolato sbadiglio.
Altro sarà, nel mio sogno, il luogo del riposo!
Giaciglio di canne intrecciate dal vento,
sospeso su fili intessuti dal ragno amico,
- quello a cui devastai la tela la notte scorsa -
rivestito dalle piume rubate allo scricciolo
ch’ora stenta a sfuggirmi volando e corre.
Chi ancora dovrà patire pei miei sogni?
Domani all’alba baverò sul lindo soffitto
la trama esca per insetti ed illusioni;
allo scricciolo renderò parte delle sue piume:
alcune le terrò per planare verso il tramonto.
- Blog di Marcello Caloro
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