Scritto da © Tito - Mer, 15/02/2017 - 17:50
A settant'anni esatti, cioé tre anni dopo il compimento dell'età della pensione, venni costretto a cambiare orto, e fico. Con lo spostamento forzato il custode comunale, impietosito, mi portò a vedere i vari orti abbandonati sullo stesso lato, al limitare di un parco.
-Prendi questo, è più grande: perlomeno il doppio. Va bene, la recinzione sarebbe da rifare, qua e là è stata malmenata, ma tu saresti uno anche dotato di pazienza.
-È vero, gli risposi, ma non ha il pozzo.
-Ce l'ha: soltanto è più sotterraneo, non in superficie, dirupato. Vi è caduta della sabbia dentro, vedi?
-Insomma, replicai, lo dovrei rifare dalle fondamenta. E chi l'ha il tempo? E le spese, la sabbia nuova, il calcestruzzo, la plastica, il ghiaino, tu che mi dai una mano, l'escavatore, il trasporto? Poi, essendo l'orto il doppio, le gomme per distribuire l'acqua, la macchinetta per tirarla su sarebbero uguali? Mi ripeto, scusa, ma a parte lavorarlo dandoci di brutto, vanga, zappa, ché la schiena è diversa e il terreno è diventato duro dopo quasi due anni di abbandono, poi, dicevo, chi me l'ha rubato quel fico?
-Quale fico?
-Quello. E glielo indicai facendogli segno col dito.
-Sarà cresciuto spontaneamente.
-Eh, cresciuto spontaneamente, per seme. Quello è un getto ripiantato: del mio. Chi l'aveva prima, quest'orto, tu che le sai tutte? E chi c'è stato nel mio orto?
-Ci avrò dato una radanata qualche volta, a tutti e due; stavano lì abbandonati come un cucciolo, in attesa di trovarsi nuovamente un padrone.
-Ma sei un ladro! Un ladro vero.
-Di' la verità. Che non lo vuoi davvero perché ti costerebbe troppo. Non hai più la stessa schiena.
-Dico la verità. Proprio perché so che la terra è terra, spero che tra due anni capiti anche a te.
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