Scritto da © Tito - Lun, 05/06/2017 - 23:23
Io sono il mio corpo di là
da ogni infingimento, coperto
di rose e di tagli, di peli sull'ombelico
che si sono rizzati ad un alito caldo
che perforava il cervello.
Sono colui che ad un cancello chiuso
si è macerato lo stomaco, cercato di non
comprendere perché esistessero vetri spezzati a terrazzare
un muro; chi potesse agire con tanta perfidia
Sono un bambino mezzosangue che si getta sul corpo della
madre suggendola fino a sfinirsi e rimane con labbra
doloranti ad attenderla per il prossimo pasto
senza piangere, ma sorridendo per l'aspettativa
Perché la vita, finché è vita, è vita.
Sono colui che sogna che il padre lo ponga sulle ginocchia
per distrarlo dalla fame, e le apra all'improvviso
perché il precipizio è un gioco e la vita, finché è vita, è vita.
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