Capitolo 1 parte 3
Alla mia solita visita dominicale trovai mia madre in uno stato depresso, era presa dal panico e le sue mani tremavano. Era seduta nel giardino sotto un magnifico albero di Jacaranda che offriva frescura in quel chiaro mattino primaverile. Le sue gambe erano protette dalla frescura con una coperta. Il suo sguardo sembrava perso nel nulla con le pupille dilatate ed incapaci a focalizzarsi su un specifico oggetto. Capii quanto fosse inrequita.
"Ciao Mama, stai bene? C’e` qualcosa di strano nel tuo sguardo."
"Sei tu Carlo? Non ti ho visto arrivare. Ti aspettavo con ansia da molto tempo."
"Mi dispiace Mama, e’ colpa del traffico. Ma dimmi che ti e’ successo? Ti vedo agitata."
"Ora che sei con me mi sento meglio. Durante tutta la settimana ho avuto incubi che mi hanno opressa. Non posso spiegarti bene cosa provavo. Erano sogni brutti e riccorenti che non mi hanno dato pace. Come posso spiegarti?… e come se in fronte a me vi fosse un alto muro di pietre che mi impediva di vedere oltre. Capisci? Cercavo di rivangare nel mio passato ma quella barriera mi impediva di attraversare al di la del mio cosciente.
"Su Mama, cerca di calmarti ora. Sono qui con te, vedrai che potro’ aiutarti a sopire i tuoi timori."
"L’ansia mi soffocava, Carlo. Quelle visioni non mi davano tregua. Cercavo senza poter uscire da quel sogno opprimente. Se ne andavano al momento che mi risvegliavo ma prontamente ritornavano il momento in cui mi assopivo. Gli incubi erano la` in attesa. In quel sogno mi rivedevo ancora bambina e piangevo disperata. Puoi capire, Carlo, quanto un sogno puo` tormentare allorche` continua a ripetersi? Sicche` io non ce la facevo a venire fuori da quell’incubo. Tremavo e pingevo nel sogno, mentre quell’ossessione si ingrandiva ed alla fine rimaneva in me anche dopo il mio risveglio. L’ansia mi rigava il viso di lacrime. Ero stanca e non potevo chiudere gli occhi ormai appesantiti. L’incubo ritornava, mi torturava, mi atteriva…
"Capisci, il mio sogno era come quando un video e’ incrinato e la musica non puo’ continuare e gracchia in continuazione sulla stessa riga… nota dopo nota, figura dopo la stessa figura, visione dopo la stessa visione, ripetendosi cosi`all’infinito. Era una cosa strenuante per me, un vero tormento, che mi impauriva…Cercavo, ma che cosa? Ma dove? Dimmi, puo’ mai esistere un modo per porre fine a tutto cio`? Gridavo, mi lamentavo, ma invano! Avevo veramente paura, mi capisci?
"Su Mama, quietati, sono qui con te, vedrai che presto ti sentirai in pace."
"So` che nel sogno quella ragazzina ero io, e la visione era parte del mio passato. Ma per quanto cerchi non posso ricordare bene tutto quello che accadde allora, e` forse perche‘ ero troppo giovane? O forse perche’ quanto sucesse allora mi scosse talmente tanto che il mio io non vuole ricordare? Forse si e’ creata una barriera nel mio cervello che impedisce di ricordare? Ho cercato invano di riordinare il mio pensiero mentre sentivo le mie forze svanire ed il tutto divenire nebuloso. Mi chiedevo cosa fosse veramente accaduto in quei giorni lontani. Cercavo, provavo, senza poter andar oltre. Il muro era inviolabile, e quella barriera insormantabile."
"Coraggio Mama. Non farti prendere dal panico. Vedrai che presto uscirai da quei sogni oppressivi. Penso che parlandone troveremo la soluzione. Forse se ti pongo semplici domande, e tu rispondi, puo’ aiutarti a venir fuori da quei incubi. Chiudi gli occhi e rilasciati, libera il tuo subcosciente e lascialo penetrare nel tuo passato. Forse in questo modo possiamo rompere quell’inconscio mistero che permane in te." Dissi a mia madre con un basso e dolce tono di voce.
"Si, aiutami per favore."
"Dici che in quel sogno vedi una bambina, e che quella ragazzina sei tu. Puoi dirmi se vicino a te c’e` qualcun altro?"
"Si, vi e’ una moltitudine di persone che vagano attorno… Ad occhi chiusi li vedo come tra la nebbia… sono stanchi, sfiniti, disinlusi. Ora vedo meglio attorno a me. La visione sta`diventando piu’ chiara. Sto` singhiozzando… Sono bagnata fradicia. Piove a dirotto. Tutti sono inzuppati dalla pioggia ed hanno coperte buttate sopra le loro spalle…Camminiamo lentamente… E’ faticoso andare avanti, da dietro la gente spinge. C’e` chi piange e c’e’ chi prega la Vergine… Uno intona l’Ave Maria mentre altri rispondono… Tutti hanno paura, il panico e` visibile all’inttorno e gridano. Giungono boati da lontano... nel cielo vi sono rossi lampeggi... dietro di noi l’oscurita e` rotta dalle fiamme delle bombarde... Odo grida isteriche ed irate... "I Tedeschi ci bombardano. Bastardi, ci volete tutti morti?"
I bambini gridano pure loro, hanno fame e sonno…Vedo uomini anziani ed affaticati, sospingono i loro caretti colmi di masserizie. E donne, donne ovunque con le loro gerle, ed altre borse a tracolla, e tengono bambini per mano. Tutti sono stanchi. Tutti hanno paura di tutto... gettano via cose pesanti e ingombranti, dove capita, li`, al lato della strada… Lo vedo chiaramente ora... vedo madri che hanno i loro piccoli in scialli saldamente legati attorno i loro colli, e tengono i piu’ grandi per mano. E sento bimbi che piangono… e piango anch’io, siamo stanchi...vogliamo dormire. E vecchi con voci stanche che gridano, chiedono aiuto a chi e` vicino. C’e` chi 1i guarda e tace... Pochi danno loro un po’ di aiuto… Piedi strascinano pesanti, lentamente, passo dopo passo in quella melma fradicia, malodorante… Vedo ossa e carni di di animali putrefatti, maleodoranti, che marciscono la` lungo il cammino..,"
"Vedi qualcos’altro?"
"La visione e’ meno nebulosa, si sta’ schiarendo… Sono con Mamma Gigia, ma e’ veramente lei? Perche’ mai veste abiti umili e trasandati? Perche’ mai non veste I suoi bei vestiti eleganti? Veste come le altre donne attorno, Ha un fazzoletto nero sulla testa, cosi’ come tutte le altre. Mamma Gigia ha anche lei una gerla sulla schiena, come quelle altre donne che sono scese dai monti... Si, ma dov’e` mai la nostra serva? Perche’ non e’ lei che porta la gerla? E tutti... sono molti, camminano a testa bassa, riparandosi alla meglio dalla pioggia, affaticati da quei prati di melma sempre piu` spessa... il cielo si e`aperto un po`... ma la pioggia cade ancora fitta, intensa!"
Vi fu una tregua piu` lunga da parte di mia madre,"Cosa mai sta succedendo ora nel tuo sogno?" Le chiesi.
"Si, tutti scappano verso la bassa (friulano per pianura)... la folla ci trascina.. Si, tutti scappano verso la bassa (friulano per pianura)... la folla ci trascina.. io e la mamma, teniamo mia sorella Anna per mano, ha solo due anni. Dirce, la maggiore, ha cura di Costanza. Ma dov’e` Ferruccio? E` il babe della famiglia, dov’e’ mai? Dove la mamma l’ha lasciato?
"Forse qualcuno a preso cura di lui, guardati attorno."
"Ohhh ora lo sento, e` lui che piange. E` nella gerla, ecco perche’ non lo potevo vedere. E’ cosi’ piccolo. Si’, ecco perche` la mamma ha la gerla, li` e’ piu’ sicuro e protetto.
"Sono stanca, ho sonno, non ce la faccio propio piu’ a camminare. I miei occhi si chiudono, ma la mamma mi tira. Stancamente muovo un passo dopo l’altro. Mio Dio, ma quanto dobbiamo ancora camminare? E tutto quel fango... No, non ce la faccio propio piu`... imprigiona i miei piedi…sono dentro sino ai polpacci. Potessi solo camminare sulla strada sopra di noi... Ma li` sono i gendarmi, quei carabinieri cattivi spingono via con i moschetti chi vuole andare la’. "La strada e`solo per la truppa." Gridano i poliziotti."
"Sono molti i soldati che marciano sulla strada?"
"Sono tanti con uniformi in brandelli, ma come noi, non sanno dove vanno. Non si vedono ufficiali che comandano. Solo truppa e tutti stanchi e buttano via quei lunghi fucili. C’e` chi grida, "Forza compagni, la Guerra e’ finita, andiamo a casa.." E i Carabiniri gridano ancora piu` forte, "Forza, i ponti sono vicini, la’ avrete zuppa e vino... camminate alla svelta."
"E i soldati cosa fanno?"
"Molti scappano e si mescolano tra noi, buttano via tutto quello che e’ militare e camminano assieme a noi nel fango. Chiedono abiti civili in cambio delle loro galette dure. Mamma Gigia grida a noi, "Forza bambine, camminate, non possiamo fermarci!" Ma siamo cosi` stanche... La pioggia cade ora ancora piu’ forte… Le forze mi mancano, sto` cadendo…Oh mio Dio! qualcuno mi sta`alzando e mi siede sulle sue spalle. Vedo solo una veste grigioverde ed ha una mantella inzuppata. Mi sento in paradiso su quelle spalle forti. Lui dice a mia madre, "Posso aiutarla Signora? Sono Pietro e vado a casa a Napoli, qui tutto e’ finito per me. Il mio podere mi aspetta. Mia moglie e i miei figli hanno fame. Da due anni nessuno lavora la terra." Mamma Gigia lo ringrazia e sorride stancamente. "Grazie Pietro"
"Lo sa` signora? La sua bambina assomiglia a mia figlia Teresa. Presto saro`con lei."
"E poi? Cos’altro vedi?"
"La voce passa tra la gente, "I Tedeschi sono vicini e sparano, dobbiamo arrivare a quei ponti prima che le mine li facciano saltare."
"Sento altre voci gridare, "La Guerra e’ persa. Dio abbi compassione, I Bosniacchi uccidono bambini e violentano le donne!"
"E cosa succede ancora?"
"Altri soldati scappano dalla strada e si mescolano tra noi. Buttano mantelle ed fucili nel fango. Si coprono come noi con la coperte sulle teste, e gridano, "A morte I Generali, a morte Badoglio, andiamo a casa."
"Vedo Mamma Gigia, e’ stanca, ma sorride a Pietro, "Grazie Pietro, grazie del tuo aiuto. Ti auguro che tu arrivi salvo a casa tua." Pietro prende ora tra le sue braccia possenti pure Anna. Io mi sto’ addormentando tenendomi stretta al suo collo."
"E dopo?"
"Quella e’ la fine del mio sogno e del mio incubo… Chissa`, forse domani potro’ ricordare di piu’."
* * *
Telefonai quella sera stessa a Sergio per dargli la buona notizia che mia madre aveva incomiciato a narrarmi la sua storia. Gli dissi che la narrazione era ancora scheletrica, e mancante di molti dettagli ma che speravo col tempo di riempire tutti quei vuoti. Gli dissi pure che il filo conduttore della storia era buono, e che prometteva un intreccio appassionante della vita dei Tullio.
Inoltre chiesi a Sergio di fare recherche dei fatti storici della ritirata di Caporetto e se possibilmente poteva rintracciare, quale ponte avevano attraversato quei profughi che scappavano assieme a Nonna Gigia, fuggendo l’invasione Tedesca in quei fatidici giorni dell’Ottobre del 1917. Promisi pure a Sergio uno scritto dettagliato di quanto avevo appena sentito dalle labbra di mia madre Antonia.
* * *
CHAPTER 1 PART 3
I found my mother distressed. She was panicking and a tremor agitated her hands. She was sitting outside, on a garden chair, under the large jacaranda tree in the garden. She had a blanket on her knees and her eyes weren’t focused on any object around her.
‘Mother, are you all right?’
‘Is it you Carlo? I thought you’d never come today.’
‘Sorry Mother, I had some delays. Is it anything wrong? What can I do for you?’
‘I’m feeling better knowing that finally you are around, but nightmares from the past have tormented me over the past week. I can’t really explain my feelings. It was a recurring dream. Or better it was… yes, like a rock wall was in front of me stopping to see behind it. That vision tortured my mind realizing that behind that monolithic rock hided my past life. I’m still anxious and frail because in the dream, I was a little girl…and desperately crying. Yes Carlo, that dream, that incubus is still in me. As soon as I close my eyes the nightmare is back. It’s an endless movie going to the end to soon restart again, picture after picture, frame after frame, to the end and back again. It makes me faint….It is terrifying. I try to renegade that dream, but I can’t. Inside me it’s a voice telling that what I see in my dream it had happen one day, when I was a young girl. Why cannot I remember more? Why, why my memory leaves me when all I want and need is to remember?’
‘Mama don’t panic, all will be fine. Let’s talk and that maybe help you to see into the past. I’ll ask simple questions which will break up the uncertainty in your vision.’ I told her reassuringly.
‘Sure Carlo, let’s try.’
‘You said it was a little girl in the dream and that girl was you. Can you see other people there with you? Try to concentrate and see more clearly into your dream.’
‘Yes there are many people around me and many are overwhelmed by fatigue. I see them now. Rain is pouring heavily and to protect us we have blankets over our shoulders…some people are pushing carts, others are carrying bags too heavy for them. I also see children there, holding hands with their mothers, and many are crying… Elderly people are helped by others while tiredly moved forward step after step.’
‘Can you see anything else?’
‘Yes, vision is still foggy but getting clear … I’m with my mother now, but hardly can I recognize her. She is very shabby and not anymore the beautiful elegant woman I used to know…She is in rugs, like all the others around and she carry a gerla, the typical local basket that it’s carried on the shoulders. ‘And why are all those people walking under the rain?’
‘It’s not only me and mama. My other sisters are with us. I’m between mama and I hold Anna’s hand. My older sister Dirce takes care of Costanza. We hold each other’s hands. But where is my little brother Uccio? He’s just a little baby, but why isn’t he with us, why Mama did leave him behind?’
‘Maybe Mama Luigia asked somebody to take care of him while you are going somewhere, can you remember?’
‘Oh no, I can hear him now. He is crying. Mama had him inside the gerla so she wouldn’t lose him. My God, I’m so tired. We have been walking for days now. The mud is up to our calves, we are compelled to walk at the side of the road by the patrolling Carabinieri. Rain pours heavily, dripping from our bodies and I’m so cold. I’m hungry. I have to walk and my eyes are closing by the tiredness in me and I walk-sleeping. Mama keeps pushing us telling, ‘We can’t stop or we will die.’
‘Soldiers are disbanded moving disorderly on the road above us no officers are around ordering them. The troops mechanically move step after step pushing forward who is in front of them like automatons, following those in front and pushed by those behind.’
‘Mother, tell me why those people are running away? Do you know the reason?’
‘I’m not sure… I need time to think… Yes, I hear someone next to us passing the voice, ‘The enemy has broken the front at Caporetto. We have to hurry to cross the bridges on the Tagliamento before they are blown up. The enemy getting closer…’
‘Could you see anything else in your dream?’
‘Yes, some soldiers have broken away from their platoon marching on the road and mix with the crowd walking in the fields. Many have thrown their rifle on the muddy side of the road, while voices are screaming, ‘War is over, we go home!’
‘One of this soldier walks near to us and tells Mama, ‘My name is Pietro, Signora, and I wish to help. Finally for me war is over and I’m going where I belong, with my family in Napoli. They need me. Our fields have been abandoned since they send me to the front two years ago. My wife and children are starving. Like you, Signora, I have growing children.’
Mama gives Pietro a tired smile of appreciation, thankful to his offer. I see Pietro throwing his long gun away in the mud, ‘I don’t need it anymore.’
‘Pietro looks at me and see how tire I am. Gently lifts me up and sit me horseback on his strong shoulders, and tells me, ‘You are remembering to me my sweet daughter Teresa. I’ll take care of you now so you can rest.’
Mama has lifted little Anna in her arms and she holds tightly to Mama’s neck. I’m holding onto Pietro’s neck and lightly I kiss him on the cheek to say thank you, before I fell asleep.’
‘What happened after?’
‘That is where my dream finished… Maybe tomorrow I will remember more, if I’ll sleep properly tonight.
* * *
I phoned Sergio within the day giving him the good news that finally my mother had started to narrate her story. There still is a lot to work around the skeleton of her narration to fill up the enormous gaps in between, but in time I was very hopeful to have an interesting plot of the lives of the Tullios.
I asked Sergio to follow up the historical fact of Caporetto’s retreat and find which bridge Mama Gigia and her children could possibly have crossed running against time and the Austro-Germans Army on those fatidic days of October 1917. I promised Sergio to write for him my mother’s words in remembering the agony of running away from their home.
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