Scritto da © taglioavvenuto - Sab, 01/03/2014 - 11:32
Me ne sono accorto, ma quando
forse troppo tardi, di essere insieme
passato, presente e futuro:
solo a ripensare a Temuçin
suo il sangue, il cervo
il vento.
Il sibilo del possibile tra l'occhio
e il braccio piegato, il riparo
dal sole, poi steso ad indicare
l'orizzonte ad un esercito di puzzolenti
votato alla morte
o alla vita in nome della bulimia.
Furono allora benedette le nuvole.
È il vento ad infiltrarti queste cose
gli spazi come ere geologiche
disturbi da psicopatici.
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