Scritto da © taglioavvenuto - Sab, 07/02/2015 - 04:02
L'allora che ci siamo conosciuti
le labbra fu un giorno, ricordo
di maggio fiorentino.
Suonava un'orchestra di archi
nell'abitacolo grigio, intensità
di taciuti sofferti e la tua carne
vibrò al pari della primula gialla
sotto le concomitanze del viola
della mia emozione.
Giocammo alla partenza e all'arrivo
rendendo conto di decidere ora per
allora, e secondo per secondo, del futuro
come si vuole avvenga ad ogni magico
rito, insieme di colombe e falchi.
Un cielo afoso, del quale conoscevamo
tutti i sudori, le speranze del frescore
sulla pelle e le spirali di fumo degli oblii
ci incatenava, mano nella mano ad un cortile.
Ti chiamai allora alla finestra. E tu, cielo
Tu ponesti il gomito sul bianco lino
del pozzo: l'idea che una volta almeno
in una vita, tra glicini fioriti e rampicanti
vi fosse stato pescato il profondo.
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