Scritto da © taglioavvenuto - Gio, 08/09/2016 - 10:57
Il p.m. , al processo, l'aveva definito un arrapato permanente, automaticamente anomalo, un instabile, il pericolo pubblico n. 1 in circolazione. Difatti l'individuo in questione era ancora libero, in attesa di giudizio.
Il rito si stava svolgendo per direttissima, che aveva avuto inizio alle ore 9,00 di quel mattino e che per motivi i più disparati, alle 14,45, non era ancora terminato. Probabilmente, si sarebbe protratto per buona parte della giornata rimanente.
Non avendo difensori, né difese probanti da opporre validamente a suo vantaggio, l'individuo si era proposto di autodifendersi.
In una maniera tutta sua, in quanto privo di conoscenze giuridiche, sia di rito che di sostanza, rimanendosene seduto con aria inconcludente tipo “ ma se lo faccio sempre- che male c'è” in bilico sulla panca all'interno del gabbiotto dell'aula, la caviglia gonfia ed informe, ma non tumefatta, del piede destro a causa di un difetto congenito rivelatosi fin dalla nascita, rivolta stranamente molto all'esterno della stessa panca; l'altra caviglia del piede, quella sinistra, con il medesimo difetto per un motivo estremamente simile, rivolta verso il lato lungo della stessa panca su cui stava in bilico. Il calcagno del piede rivolto verso il lato lungo incastrato sotto la lucida traversa resinosa alta da terra non più di 7 centimetri. Un lucido corroso dal tempo, fatto di screpolature ed ormai di difetti come la pelle degli uomini anzitempo, prima delle venute delle esperienze.
Questa, la traversa sotto la panca, correva dalla parete verticale di legno posta di fronte al carabiniere a difesa del cancelletto d'entrata della prigione mobile, (il gabbiotto) alla parete verticale dell'altro lato della panca.
Le parti della traversa che fuoriuscivano dalle due contrapposte, rigide pareti verticali per circa 5 centimetri ognuna si trovavano ora completamente rese invisibili al pubblico ozioso e non pagante seduto di fianco alle sbarre. Ma non per un qualche apparente motivo, come si spiegherà di seguito.
Il Pubblico che, la stessa mattina in cui quanto di flagrante era stato colto dalla vista acutissima di una settantacinquenne insonne avrebbe dovuto dispiegarsi nel corso del giudizio e che di solito vi accadeva, era lì per tutt'altro motivo di quello di seguire l'arcano, ma visto che già era lì, una volta entrato, per pigrizia evitò di spostarsi ulteriormente.
Quel tipo di pubblico, in genere, non amava il penale, bensì le cose buone, pratiche, della vita. Nella sua percezione sensibile aveva un posto previlegiato lo scorrere della ricchezza e non lo scorrere dell'efferatezza. Quel mattino si trovava in quel preciso luogo per abitualità.
Pensava, infatti, vi si dovesse svolgere la seconda o terza, o quarta seduta di vendite immobiliari all'asta di immobili rimasti invenduti, ma che, trattandosi di immobili, non avrebbero mai potuto risultare invenduti, per il plausibile motivo che sempre dovranno, per l'assurdo destino che incombe sugli immobili, cercarsi un proprietario. Ciò finché non vengano definitivamente assegnati a qualcuno.
Lo scopo non era fare delle offerte, né in alcun modo partecipare alle aste; loro interesse era esclusivamente partecipare al fluire, a volte increscioso, del destino delle cose materiali.
Ma veniamo adesso al perché le estremità della traversa di legno ricoperta da ben quattro mani di opale marino era stata resa invisibile al pubblico.
Anche ora che i due militari, con le suole pesanti dei loro scarponcini in gomma vibram pigiate negligentemente ed alternativamente sulle estremità opposte della traversa a rendere stabili se stessi e la panca sulla quale era seduto il Rezzi Gustav, nato a Brunico, altoatesino che aveva rifiutato in epoca non sospetta la cittadinanza ius loci per preferire quella ius sanguinis derivatagli da sua madre, austriaca di Graz, non permettevano al medesimo imputato di oscillare convenientemente, egli aveva assunto una posizione similscimmiesca, le dieci dita a wusterotto strette rispettivamente, quelle della destra sul bordo esterno della panca fino a diventarne livide le nocche, quelle della sinistra stretta a pugno, il pugno appoggiato sulla panca, lato lungo, come se il colore della volontà impresso agli arti dipendesse veramente da un unico centro nevralgico e non vi fossero più, nel nostro corpo, asimmetrie a rendere evidenti le diseguaglianze viscerali che invece v'imperano.
Impediva al Gustav, quella forzosa stabilità, di liberare i gas intestinali residui, ed in particolare l'ossigeno non combusto dovuto ad una inappropriata dose di lievito propinato da un'inavvertita apprendista cuoca del chiosco del campeggio della località rivierasca medioadriatica in cui era da alcuni giorni felice, semisconosciuto ospite.
Gas accumulati per la digestione notturna di due sole piadine romagnole con prosciutto crudo di Parma, squaquerone di Cesena, cipolla di Tropea, insalata mista e rucolina della valle del Bidente in busta presigillata, già condita con aceto balsamico di Modena vaporizzato.
Il giovane Rezzi, nottambulo senza fissa dimora di professione studente trasferitosi negli ultimi tre anni da Brunico a Torino per conseguire la laurea magistrale, corso abbreviato, in disegno linguistico off line, del quale la pattuglia della volante intervenuta sul posto aveva a fatica, molto a fatica in quanto il suddetto giovane pareva essere abbarbicato come un viticcio, in presenza di un interrogatorio via via fattosi più serrato, ad un linguaggio belluino con inflessioni teutoniche strettamente locali, e relativi atteggiamenti da ex-bombarolo autonomista, “contorcendosi violentemente aggrappato all'esterno della cancellata automatica della signora T.V. in atteggiamento alquando aggressivo, urlando al suo indirizzo ed all'indirizzo dei suddetti, intervenuti militari, frasi inconcepibilmente offensive, emettendo nel concreto a ripetizione suoni sconci.” si mosse lievemente di lato cercando un nuovo equilibrio.
"Sottratto alla furia della signora T.V. la quale si era lamentata dello sconquasso metallicamente inopportuno e sonoro, nonché osceno ed albeggiante, ed invitato in caserma, una volta chiesto più volte di andare in bagno vi rimaneva inspiegabilmente inattivo, mordendo gli angoli vivi dei muri, urlando, stavolta in chiara lingua italiana ma esterofila, ed alquanto minacciosamente, :- io v'incendio, a tutti quanti v'incendio. Siete voi a costringermi. Non avete più scuse, né io ve ne chiederò, vigliacchi di Italiani.”"
Cesura improvvisa da parte dell'intero ambiente
L'epilogo di quella giornata, avvenuto sul tardi dello stesso pomeriggio, rimane uno dei casi iscritti negli annali della cronaca giudiziaria di quel tribunale sotto le voci (o tag) "increscioso, insospettato, orripilante, crudo, Parma, incendi, praeterintenzionale, colposo, doloso, massacri, piadina romagnola, d.o.p. tutela, tragedie, migranti."
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