Scritto da © fintipa2 - Sab, 19/11/2011 - 18:04
Ecco, troviamo un colpevole mettiamolo su una picca
che i vermi della piazza si mangino i nervi violetti:
c’è Danton che maledice e profetizza, ora che gli stringono i polsi e ripuliscono il collo.
Ma sono uomini già visti, gli stessi che negarono un filo a Leonora.
Cos’è mai un filo? Lo ricordo quel giglio ed i nasi all’insù.
Che si sentano vivi allora nel corteo di cimici e pidocchi!
Quante cattiverie ci accompagnano nel traghetto verso il patibolo
quasi comiche quelle bandiere ed i singhiozzi a beffeggiarsi:
Allontanatevi dal corpo, devo straziarne le membra-dice-
voi non sapete che uncini legano l’anima alla vita
di quali inganni riempie le cantine il cuore.
Nemmeno lo maledici se qualche corvo ha un gesto di stizza
e grida contro la lama un frammento di bontà:
la storia è sempre quella ed il vile segue l’aguzzino
non importa se c’è un cambio di continente
o una stoccata alla campana ne inverte il suono.
Novembre ha volto di buffone nei crisantemi
beffardo s’incappuccia da capitano senza terra
e smuove le reti per il re che gli dona la sua figlia
E non ti meravigli la lebbra che sparge dove passa
come fosse il rovescio della primavera.
Novembre non è un mese come tanti, rovista nella coscienza
In cerca di radici e poi chiama a raccolta le forze vive
Per seppellirle nel frantoio della secchezza
Da cui spremere il miserere della consunzione.
Non tenetelo sui comodini, non appartiene al tempo.
Non passa novembre col sole che s’infrange all’orizzonte
ed i poeti...
a tingere di cenere la testa!
ed i poeti...
a tingere di cenere la testa!
Ecco, troviamo un colpevole mettiamolo su una picca
che i vermi della piazza si mangino i nervi violetti:
c’è Danton che maledice e profetizza, ora che gli stringono i polsi e ripuliscono il collo.
Ma sono uomini già visti, gli stessi che negarono un filo a Leonora.
Cos’è mai un filo? Lo ricordo quel giglio ed i nasi all’insù.
Che si sentano vivi allora nel corteo di cimici e pidocchi!
Quante cattiverie ci accompagnano nel traghetto verso il patibolo
quasi comiche quelle bandiere ed i singhiozzi a beffeggiarsi:
Allontanatevi dal corpo, devo straziarne le membra-dice-
voi non sapete che uncini legano l’anima alla vita
di quali inganni riempie le cantine il cuore.
Nemmeno lo maledici se qualche corvo ha un gesto di stizza
e grida contro la lama un frammento di bontà:
la storia è sempre quella ed il vile segue l’aguzzino
non importa se c’è un cambio di continente
o una stoccata alla campana ne inverte il suono.
Novembre ha volto di buffone nei crisantemi
beffardo s’incappuccia da capitano senza terra
e smuove le reti per il re che gli dona la sua figlia
E non ti meravigli la lebbra che sparge dove passa
come fosse il rovescio della primavera.
Novembre non è un mese come tanti, rovista nella coscienza
In cerca di radici e poi chiama a raccolta le forze vive
Per seppellirle nel frantoio della secchezza
Da cui spremere il miserere della consunzione.
Non tenetelo sui comodini, non appartiene al tempo.
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