Scritto da © Hjeronimus - Ven, 15/10/2010 - 19:53
Voi dite: “La storia”, e avete già posto una premessa. E poi di chi la conosce aggiungete: “E’ un uomo di grande cultura”. In questo modo i presupposti diventano due e vi trovate quindi a disporre di due categorie le quali, in quanto tali, non possono garantire il fondamento che avete implicitato nel porle: la stabilità, l’attendibilità, la definitività. Nessuna categoria è definitiva, proprio perché è posta. Ed è posta da qualcuno, ed è questo il nervo centrale, il punto archimedeo della costruzione.
“Un uomo di grande cultura” che conosce “la storia” si annulla, si azzera, se voi non conoscete lui, né la storia. Il fatto della vasta cultura di qualcuno dev’essere saputo da qualcun’altro, altrimenti non è un fatto. E’ che tu sai che lui è uno che sa, è qui che sta il sapere. Tutta la cultura universale è sempre e comunque un bagaglio che passa nella testa di un testimone onde essere testimoniata. Altrimenti sprofonda nel proprio contrario, una sorta di “disconoscere” universale, una presenza animale, per così dire, priva di essere.
E le categorie sono ciò che noi abbiamo posto all’essere. La verità che le concerne, concerne invece il modo in cui le abbiamo poste, ossia la Ratio, il Logos, l’Ente, non un qualche loro fondamento ineluttabile che esse covino nel loro realismo apparente. Non c’è questo realismo, è questo il pregiudizio più duro ad essere abbattuto. La verità della storia conosciuta dal “grande uomo di cultura” non è, non può essere La Verità, perché questa non esiste se non relativamente all’essere relativo del mondo. Egli è tale, ossia grande e di vasta cultura, in quanto un altro - io o un altro io - lo afferma, non perché vi sia grandezza intrinseca nella tematica categoriale da lui così grandemente approfondita. In altre parole, la sapienza del grande sapiente è inclusa nel sapere che voi custodite di lui, mentre voi nella sua sapienza non ci siete. Così che, quando vi smarrite nella soggezione che egli vi incute, siete su un terreno falso, perché in ogni caso siete sempre alla pari con lui: cioè, lui sa di voi esattamente lo stesso che voi di lui. Dentro la sua grande sapienza voi non esistete, né lui, ovviamente, nella piccola vostra...
Tutto questo però è ben lungi dallo sminuire la eventuale grandezza dello spirito. Lo spirituale, in sé, è a malapena ammissibile, ma opinare la grandezza di certi spiriti è del tutto fuori luogo. Ed è una grandezza che si manifesta in ogni espressione dei soggetti spirituali che la rappresentano. Uno spirito, qualsiasi cosa sia, è comunque unità significante, e si rivela nell’intero spettro delle proprie manifestazioni. Questo diventa evidente per opposizione: uno spirito molto povero e vuoto, mostrerà anche gusti e preferenze vuoti e deprimenti. Per fare un esempio calzante e anche “divertente”, per così dire, chiamo in causa l’attendente dell’ex-presidente Bush, Rumsfeld, l’inventore dell’attacco all’Irak sulla base di informazioni false, pilotate e manipolate. Il segretario alla difesa degli Stati Uniti era il fondatore del Project for an New America Century. Un progetto quasi “arianofilo” che intendeva asseverare la superiorità e quindi il diritto di un primato del suo grande Paese. Ebbene, costui, in privato, prediligeva la (pessima) birra americana, la Country-music e i Western con John Wayne. Ora io invece ritengo che, ad esempio, i moltissimi Western di Ford sarebbero stati capolavori senza John Wayne, e che alcuni lo sono nonostante John Wayne (come in Sentieri selvaggi, ove Wayne interpreta il ruolo di un rude cow boy che sbaglia tutto: è ottuso, razzista, arrogante e persino un po’ gay -cosa che Ford non avrebbe mai ammesso se non per sarcasmo. E ciò nonostante, l’attore non si rende mai conto della parodia di se stesso che il regista gli ha apparecchiato e ritiene invece di apparire il solito eroe granitico e imperturbabile). L’uomo di dubbia moralità, cinico e arrogante si rivela anche nella pochezza delle sue preferenze culturali. Lo spirito, che non sappiamo se esista, anche se basso e gretto, configura un cosmo ordinato e coerente, una totalità che, nel caso del grande spirito, manifesta tale grandezza in ogni percezione dei suoi propri sensi. Dal che, la musica amata dagli scrittori, o l’arte dei musicisti, o la poetica dei filosofi, esprimono tutte all’unisono quel sentire in grande che essi manifestano adeguatamente nelle proprie discipline.
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