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Stella binaria

Un pianetino ametista
con pose da artista,
si specchiava vanesio e azimutale
nel cannocchiale retrovisore orbitale,
e notò delle cose
luccicanti, invitanti
dove la sua galassia curvava verso
dei quadranti periferici.
Immerso in pensieri sventati, isterici,
dimenticò la velocità di fuga,
commise un errore gravitazionale,
scese al di sotto del limite inferiore locale,
e fu ripreso da una telecamera stellare
all'infrarosso, mentre cadeva nel fosso
della sua stella binaria che ormai gli stava addosso.
 
Un pianetino scarlatto
passava un periodo distratto:
sbagliava traiettoria
tutte le volte che intercettava
un certo tratto d'orbita galattica.
La sua Lagrangiana
era piuttosto strana, aleatoria,
e il suo percorso impossibile da tabulare
nelle effemeridi di quel sistema solare.
Un dì ad un tratto raddoppiò lo sbando,
ruppe ogni regola residua, e finì col collassare
sulla sua stella binaria che lo stava sorpassando.
 
Un pianetino vermiglio
evaso da un buco nero senza appiglio,
saltò a piè pari fuori dalla mappa
delle profondità interstellari:
distava ormai soltanto qualche miglio
dal centro dell'universo, e credeva
di averla fatta franca.
Ma come si volse, si accorse
che non aveva tenuto conto della parallasse:
e che pedinato dalle due comari
della sua stella binaria bianca,
ce le aveva alle spalle,
era impossibile che scappasse.
 
Un pianetino rubino
dall'equatore arlecchino,
aveva un satellite per orecchino
e delle comete per gemelli da polso.
Era un pianetino sciocchino.
Aveva brame velleitarie.
Si unì un giorno ad uno sciame
di meteore sopra il tetto,
ma ben presto scoprì che si annoiava.
Finì per impegnare
i suoi tesori in cambio di un biglietto
di ritorno senza andata
per la stessa stella binaria che aveva lasciata.
 
Un pianetino carminio,
di un remoto dominio di universo,
si era perso. Il malcapitato
fu poi catturato
temporaneamente
da un accalappiaastri iperefficiente
e circolò per secoli in una gabbia di linee elettriche
dagli spettri stabili, desueti. Debilitato
da quel destino avverso, meditava
mestamente sulle sue sfortune e i suoi disastri,
fino al giorno che fu finalmente liberato
e annientato al tempo stesso
dalla sua stella binaria che gli passò attraverso.
 
E qui potrei continuare
con una tiritera intera di pianetini
di vari toni di rosso,
dai fati inusitati e dalle sorti più rare:
Bordeaux, Granata, Geranio,
Terracotta, Lacca, Cadmio;
Ciliegia, Corallo, Castagno, Tiziano,
Alizarina, Amaranto, Cremisi, Melograno;
Borgogna, Sangria, Ruggine, Mattone,
Cardinale, Pompeiano, Veneziano, Amarone;
Porpora, Prugna, Magenta, Fucsia, Malva ...
 
Però se si insiste con le liste non ci si salva.
Allora veniamo alla conclusione:
il problema del colore rosso
è quello dello schema di classificazione
della passione, in tutte le sue forme;
il problema dei tre corpi
per quanto uno si sforza, non lo può calcolare,
a meno di approssimare. Per forza.
Entrambi possono prendersi ad emblema
di una difficoltà enorme, estrema. Ma.
Il rosso: un colore comunque da considerare.
La gravità: una forza da sfatare.
 
[25082009]

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