Scritto da © Stefania Stravato - Sab, 04/05/2013 - 17:17
Mi calca la nuca
tortura silenziosa
il bianco di mani nude che strappano foreste
e dentro
troppo dentro
scomposto il sole, ogni fruscio che sfiora le ossa
interra e risorge il mio sangue
in un rantolo dallo sguardo alla gola
coltelli a confine
lune scarmigliate sotto le unghie
dovunque venga a cercarti con la voce che tace da tempo
il naufragio di coralli
della mia sete ho sete
della mia fame ho fame
di ogni peccato incompiuto
e in nessun luogo vorrei morire
in nessun luogo vorrei vivere
dimenticare e ricordare
se non in un lungo silenzio di campane
dove scendere e risalire i nomi di nubi e abissi
e allattarli al seno con fiori di guerra.
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