Scritto da © Anonimo - Mar, 27/10/2009 - 16:50
Ai recinti delle meridiane rubo ombra
e sugli intonaci dei campanili
i rintocchi spettinano crepe a ciocche:
qui compongo a labbra
i batocchi del tuo seno sonoro.
Tu sei la schiena di quel duro colle che s’anticipa
nel valico di una lontananza incerta
ma se avanzo a dita aperte negli avvalli
opponi castità melliflue
a guizzi di vocali intense.
E fermi l’uscio al chiuso.
Dammi una ruga che mi danzi intorno
sulla tua esile scorza un raggrinzire vacuo
mi accora
ma pattino ruotando i polsi
perché il palmo colga la lanugine istigata a guardia
di ogni attesa di percorso.
O di timore.
Cosa,
per questa fuga che ti attardo?
Sei tino di fragranza
spillato a goccia:
rade al punto che nessuno schiocco di castagne al fuoco
provocò salive tanto liquide alla bocca.
E come vino solido rafforza
ad ogni primitiva piena il tino si accalora.
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