Scritto da © poetella - Mar, 23/11/2010 - 15:59
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Sono giorni, giorni e giorni, mesi,
ERE che piove
(chissà dove sei, adesso? Quando?)
Uno stillicidio di malumori.
Un tale frastuono, a volte,
o certi piantarelli lagnosi.
Gocce. Click, clack. Gocce.
- Quanto si dovrà sopportare…-
E sempre con l’ombrello. Chiudi, apri.
Questa cantilena d’obblighi e richieste.
Spaziare. Spalancarsi nella luce. Inzupparsi.
D’amori e speranze.
Ri ge ne rar si.
Nello scavo del cantiere, ferita aperta
un livido silenzio
tra tondini di rugginosa, perduta elasticità,
anime del cemento. In attesa.
Un esercito all’alba prima del segnale.
Nello scavo del cantiere, disabitato, dimenticato,
una pozza fonda
d’acqua slavata. Mesta.
Mai un po’ d’azzurro, da tanto, almeno,
a farla guizzare.
Disposta alla luce. Da tanto.
È tutto così statico nella pausa
tra due piogge.
Tra due incontri d’amore.
E noi che non abbiamo scordato quei cieli. È un fatto.
S’aspetta.
E s’accumula una smania
portata sul dorso come una soma.
Comunque si spera nel vento.
Che soffi deciso, da lontano.
Magari un odore di mare.
Oppure no. Non conta.
…
…
…
(by poetella)
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