Giro le carte.

L’innamorata donzella
d’innanzi
mi si aleggia
interrogar vuole i tarocchi,
ella si strugge per un amor
che sputa
disdegnando le sue voglie.
Giro svelta le mie carte
giostrar mi fa coi suoi pensieri e
fra mille domande
nuda si prosta innanzi ai miei seni.
Lunghe tenebre,
invoco,
su quest’anima così inquieta.
Aggiungo mani all’universo,
che con
orme silenziose,
van al nulla eterno.
Eccola sinuosa
la mia carta voluttuosa.
Che benevola
si affaccia
a farmi veder oltrecolà si celi il mistero
nei fulgidi occhi suoi.
Lentamente
giro la carta:
conturbante
lo sguardo del Diavolo
pronto ad annunciar
la piena del piacer,
che in sen gli abbonda
con argin di modestia, alfine innonda
e fuor trabocca a spande
e vien già sulle sue chiome
e il suo sesso leggiardo con si possente incanto.
Ei superbo, ei gode.
Interprete gentil
io governo e ammaestro,
io regina interpreto il destin di dotta donzella dal nobil volto,
l’antico spirito
risveglio
che con tirannia virile
mi tiene prigioniera.-