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Pomaia ah a Pomaia

I rami alti del pino marittimo catturati dal raggio parallelo del tramonto.
Le loro scaglie di corteccia che diventano mosaico di luce, riflesso e colore.
Le venature scure d'ombra o chiare di nudo tronco.
E sopra la chioma.
Anzi le chiome, in quanto ogni ramo ne mima una ed, a modo suo, amplifica l'indaco nel cielo diventando il tutto assieme agli altri.
Oramai...
Oramai vengo qui ogni sera.
Mi siedo davanti alla statua del Buddha posizionata sotto il grande albero e non ho nulla da chiedere e tanto meno da meditare.
Sto semplicemente.
Stasera poi ho portato con me un incenso da offrirgli ed il suo aroma, misto al gusto di resina immancabile in pineta, mi fa sentire ancora meglio.
Ecco ora passano il vecchio lama e con lui, gustabili almeno quanto il sapore aereo, il suo giovane discepolo ed assistente.
Sono splendidi.
Presenza e dignità allo stato puro. 
Pregano allo stupa e cominciano a girarci intorno con lento movimento in senso orario.
Osservandoli mi chiedo.
Cosa posso volere di più dalla vita se non l'incamerare che sono felici?
Che letteralmente riflettono il sole manco fossero dei rami e che dimostrano, meravigliosamente, quanto non ci si può immaginare migliori di loro nell'accoglierlo fermi?
L'incenso è finito.
Ho fatto la mia offerta ed i raggi hanno abbandonato l'albero in favore dell'immensità.
Ed anche per oggi dunque me ne vado però...
Però adesso so esattamente cosa significa la dinamicità mostruosa di quel fermi e statene certi non lo dimenticherò facilmente.
Non lo dimenticherò facilmente. 
 
 

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