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Pensiero intrigante ( gioco su testo altrui )

Che ci fa il mio amico Franco al parco?
Lui sembra il barbiere e le panchine i suoi clienti.
Mi sale di traverso come un chiodo in gola.
Cognac o grappa?
Mio Dio nel mentre non saprei proprio.
L'assente purtroppo sa benissimo dove si trova.
Le sue parole però fra noi non si sentono.
Risultano mute pari il corridoio del decimo piano.
Pari al ramo potato.
Pari alla corda dell'impiccato.
Inutile sorridere di pena.
Quella pena sarebbe comperata al supermercato del niente ed avrebbe lo stesso valore d'una bistecca in frigo.
Andrebbe mangiata prima che marcisca o riconsegnata al maiale?
Siamo bravi a digerire senza muovere un dito.
Io invece sui tubi tozzi da mani ci vomito.
Piano piano sono diventato la radice quadrata d'un moralista.
Inscatolo pareri e decisioni e riempio container intestinali e li scarico nel  mio cesso.
Meglio occuparsi dei camici delle suore.
Fare uscire da loro le tette.
Scoprire sul dietro le chiappe.
Evidenziare mestruazioni nascoste in tamponi d'inutile tempo.
E sotto terra dunque le tonsille di diamante.
E nelle viscere il bicchiere dello specialista.
Ed in alto al contrario la merce inquinata importata dal magazzino resi.
In alto i cazzi che s'ergono nel deserto.
Ed in alto pure le persiane senza denti.
Multipli di signori costernati intanto osservano il mio delirio?
Sì vero insisto con i miei due grammi di polvere cosmica al giorno.
Consumo condom alfabetici per non disperdere il frutto delle mie masturbazioni e saltuariamente trasformo idealmente in confettura il mio sperma e lo deposito rigenerante su arie di peti allo specchio.
Intendiamoci comunque.
Lo pensate voi, ma io non sto male disteso qui all'angolo tra la quinta e la settima d'un cervello piazzato sul retrobottega d'una bagascia russa.
E non ci trovo nulla di strano.
Solo non so di chi egli sia considerato ella normalmente, dai multipli, non ne viene ritenuta in possesso.
Di Franco, delle panchine, della bistecca, del maiale?
Anche loro in fondo, tale a me, secernono fecondità dalle ascelle e sudori acri dalle palle.
Ne sono certissimo.
La prova?
Serve attenzione per avere la prova.
E serve libera e disinteressata.
Guarda spuntano dei peli profumati di doccia dal colletto bianco del professore ed acre scala l'aria l'alito di fresco pompino della direttrice.
I suoi sono esattamente uguali ai miei che dimentico di lavare ed il suo è preciso a quello della sconvolta che s'è mangiata la mia calda sborra ieri.
E prova a negarlo uomo savio.
E non avrai opzioni.
E credi a me pertanto.
Se non consideri normale la genesi e le naturali pulsioni del parco non tirare conclusioni.
Ci sono tanti modi tutti uguali per rigirarsi nella merda, la differenza sta unicamente nello scaricare di nascosto e nella turca d'altri i propri container intestinali.
Sta lì.
Lì.
Lì.
Lì.
E solo lì.

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