Scritto da © Hjeronimus - Sab, 18/02/2012 - 22:25
C’è una donna bellissima, di più, meravigliosa. All’età giusta decide di mettere a frutto la propria straordinaria bellezza, mettendola in esposizione, ossia avviandosi alla carriera di modella. Ma la natura, il cui capriccio stravagante s’accanisce spesso sugli infelici, raddoppiandone la cattiva sorte con la bruttezza, oltre la miseria e la mediocrità, si sbizzarrisce vieppiù qui all’incontrario, assommando a quel primo stupendo dono un altro dei suoi inusitati prodigi: la fornisce di una grandiosa intonazione timbrica. E il seguito è inevitabile: incide un disco che sale immediatamente agli onori dell’universale consenso, agli allori del mondo. Incamera premi su premi e interpreta almeno due film di successo.
Dunque, riepilogando: parliamo di una creatura stupenda, aspersa dall’elisir della gloria unanime del mondo, che trascorre fra ori e allori la sua astrale avventura terrena.
Epilogo: la sua salma giace in una bara d’acqua, forse annegata, o forse affondata nell’alcol e nei farmaci. Ancora giovane. Ancora rutilante nella sua “mostruosa” bellezza. Allora?…
Allora sia consentito dire che siamo stufi, arcistufi di questo sempiterno necrologio che noi, dal nostro trascurabile e dimenticabile angolino, ci vediamo indotti ad innalzare sulle vite scintillanti di altri “noi” che, inversamente a noi, hanno brevemente incenerito tutte le risorse della vita. Noi, che tali risorse potevamo soltanto lambire alla lontana, o figurarcele nella pelle di quegli altri noi come transfert impossibili di doni impossibili, a noi preclusi. Noi, il cui sogno insostenibile ha albeggiato soltanto sulle “loro” carni e si è disincarnato sui loro cadaveri.
Noi vogliamo ora dire: basta.
Basta piangere sul sogno non condiviso, basta illudersi sulla promesse non-mantenute. Non abbiamo avuto niente e ci troviamo a condolerci del destino dei nostri “contrari”, come se il niente e il tutto della falsa promessa del mondo (almeno del nostro) coincidessero. Così, se al pieno dell’esaudimento di tali promesse, vediamo corrispondere il vuoto della sua effettività (il vuoto di quei cadaveri belli e nulli), vogliamo qui rispondere con un soprassalto di dignità: no! Questa promessa vogliamo respingerla al mittente: tenetevelo il vostro bene da falsari; godetevi il malloppo di vite disperate tenute al guinzaglio dell’allucinazione pecuniaria. Il vostro massimo BENE, la vostra offerta più grande, bellezza fama e lusso, non appena esaudita si rovescia nella massima pena, nella condanna a morte di chi è così “graziato”. Tenetevi i vostri dèi sacrificati sull’altare delle promesse tradite. Noi ci accontenteremo di dèi meno scintillanti e più profondi, come per esempio Berio e Stockhausen, loro sì musicisti più grandi, e non interpreti di canzonette, scomparsi da decenni nella generale indifferenza.
Quando Mozart morì, le sue ossa vennero gettate in una fossa comune, ove finivano tutti i morti di fame. Michael Jackson giace in una bara d’oro… Tenetevelo, non è lui il nostro dio, né Amy, né Wihtney.
C’è una donna bellissima, di più, meravigliosa. All’età giusta decide di mettere a frutto la propria straordinaria bellezza, mettendola in esposizione, ossia avviandosi alla carriera di modella. Ma la natura, il cui capriccio stravagante s’accanisce spesso sugli infelici, raddoppiandone la cattiva sorte con la bruttezza, oltre la miseria e la mediocrità, si sbizzarrisce vieppiù qui all’incontrario, assommando a quel primo stupendo dono un altro dei suoi inusitati prodigi: la fornisce di una grandiosa intonazione timbrica. E il seguito è inevitabile: incide un disco che sale immediatamente agli onori dell’universale consenso, agli allori del mondo. Incamera premi su premi e interpreta almeno due film di successo.
Dunque, riepilogando: parliamo di una creatura stupenda, aspersa dall’elisir della gloria unanime del mondo, che trascorre fra ori e allori la sua astrale avventura terrena.
Epilogo: la sua salma giace in una bara d’acqua, forse annegata, o forse affondata nell’alcol e nei farmaci. Ancora giovane. Ancora rutilante nella sua “mostruosa” bellezza. Allora?…
Allora sia consentito dire che siamo stufi, arcistufi di questo sempiterno necrologio che noi, dal nostro trascurabile e dimenticabile angolino, ci vediamo indotti ad innalzare sulle vite scintillanti di altri “noi” che, inversamente a noi, hanno brevemente incenerito tutte le risorse della vita. Noi, che tali risorse potevamo soltanto lambire alla lontana, o figurarcele nella pelle di quegli altri noi come transfert impossibili di doni impossibili, a noi preclusi. Noi, il cui sogno insostenibile ha albeggiato soltanto sulle “loro” carni e si è disincarnato sui loro cadaveri.
Noi vogliamo ora dire: basta.
Basta piangere sul sogno non condiviso, basta illudersi sulla promesse non-mantenute. Non abbiamo avuto niente e ci troviamo a condolerci del destino dei nostri “contrari”, come se il niente e il tutto della falsa promessa del mondo (almeno del nostro) coincidessero. Così, se al pieno dell’esaudimento di tali promesse, vediamo corrispondere il vuoto della sua effettività (il vuoto di quei cadaveri belli e nulli), vogliamo qui rispondere con un soprassalto di dignità: no! Questa promessa vogliamo respingerla al mittente: tenetevelo il vostro bene da falsari; godetevi il malloppo di vite disperate tenute al guinzaglio dell’allucinazione pecuniaria. Il vostro massimo BENE, la vostra offerta più grande, bellezza fama e lusso, non appena esaudita si rovescia nella massima pena, nella condanna a morte di chi è così “graziato”. Tenetevi i vostri dèi sacrificati sull’altare delle promesse tradite. Noi ci accontenteremo di dèi meno scintillanti e più profondi, come per esempio Berio e Stockhausen, loro sì musicisti più grandi, e non interpreti di canzonette, scomparsi da decenni nella generale indifferenza.
Quando Mozart morì, le sue ossa vennero gettate in una fossa comune, ove finivano tutti i morti di fame. Michael Jackson giace in una bara d’oro… Tenetevelo, non è lui il nostro dio, né Amy, né Wihtney.
Ci teniamo Mozart.
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