Scritto da © seb11 - Ven, 07/03/2014 - 10:49
Don Gaspare era un curato di campagna di mezza età; un uomo sano, pacato, gioviale e sempre ben disposto verso il prossimo. A parte la fede che in lui albergava salda sin dalla più tenera infanzia era così per carattere e la fede ben albergava nel suo animo di persona semplice. Ma una mattina, svegliandosi dopo una notte agitata, Don Gaspare scoprì d'un tratto di aver perso la fede ...
Una simile perdita era per lui un accadimento sconcertante ed inspiegabile: pur senza sapere bene cosa fosse la fede in se come oggetto, ente, o cos'altro fuori dalla sua mente si mise a cercare con disperato accanimento. Frugò sotto il letto, nella spazzatura, nei cassetti, nei posti più abbandonati e polverosi ... ma niente! ... niente che assomigliasse all'oggetto smarrito fu ritrovato.
La chiesa di Don Gaspare era una rustica e pittoresca chiesetta in mezzo ad un bosco vicino al paese; in quel bosco, durante la stagione buona, molti andavano a camminare, a cercar funghi, a mangiare sotto la dolce ombra del verde fogliame. Proprio lo stesso giorno in cui Don Gaspare si svegliò scoprendo di aver perso la fede (era un sabato) alcuni gitanti col loro andirivieni disturbarono il sonno di un gufo che, infastidito dalla luce diurna, incominciò a svolazzare sino ad entrare nella chiesa deserta, attraverso una finestra rotta. Il gufo cominciò a sentirsi sollevato nella penombra della chiesa e cercando un punto ancor più scuro e tranquillo finì per infilarsi nel tabernacolo. In quella tranquilla oscurità riprese il suo sonno interrotto.
La domenica Don Gaspare, come ogni domenica, celebrò la santa messa e durante il rito, come sempre, aprì il tabernacolo; la prima frase che bisbigliò, tra se e se, Don Gaspare intravvedendo nel buio del tabernacolo quei due enormi occhi lucenti fu “... Cristo! ... come sei incazzato oggi ...” Qualche frazione di secondo dopo la sua mente -- vedendo quegli occhi enormi, spettrali e sinistri che facevano capolino nell'oscurità del tabernacolo, rivisse d'un sol tratto tutte le paure ancestrali che accompagnano l'umanità da millenni ... per una frazione infinitesima di tempo rivide in ciò la fede perduta che tanto aveva cercato il giorno prima, ma pochi istanti dopo il gufo spaventato volò fuori con gran rumore d'ali sbattute e, sempre in una frazione infinitesima di secondo, Don Gaspare capì tutto!
Realizzò in un lampo il fatto di non aver perso proprio nulla; senza saperlo non aveva mai avuto o posseduto una fede, ma solo delle paure ancestrali rimaste nel suo corpo come residuo spurio di millenni di paure, ignoranza e miseria morale; Don Gaspare capì nel lampo di un batter di ciglia, per istinto, che la fede è solo una invenzione, ma ad onta di tutto ciò continuò la sua vita, sino alla morte, come prete di quella chiesetta nel bosco.
Nessuno se ne accorse e tutto restò eguale, in sæcula seculorum ... e la miseria morale dell'homo sapiens continuò e si amplificò con lo scorrere dei secoli ed ad onta del progresso scientifico.
Amen!
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